18/07/2019

Potenza: doppio libretto per universitari trans. Ma è uno specchietto per le allodole

L’Università della Basilicata sarà il prossimo ateneo italiano ad adottare il doppio libretto per gli studenti transgender. A darne notizia è Arcigay Basilicata, illustrando il provvedimento della “carta alias”, come un progresso nel rispetto delle identità dei diretti interessati nella tutela della privacy e nella fruizione dei servizi accademici.

«Pensare di dover frequentare un corso o sostenere un esame all’università e di temere, più che le domande del professore, il momento dell’appello, sicuri che la risposta sarà accompagnata da risatine, occhiolini, colpi di gomito. È questa la situazione tipo in cui si trova uno studente transgender», si legge nel comunicato di Arcigay. Nella sostanza, gli studenti potranno usufruire di un primo libretto, che riporta il nome e l’identità sessuale anagrafici e originari, affiancato da un secondo libretto, con il nome “da transgender”.

«Si tratta di un pregevole passo in avanti, una conquista per la tutela degli studenti e delle studentesse transessuali», commenta la consigliera nazionale e tesoriera di Arcigay Basilicata, Pia Adriana Ciminelli, lei stessa transessuale ed ex studentessa presso l’ateneo potentino. «Se all’inizio del mio percorso di studi avessi potuto usufruire della carriera alias, sarebbe stato tutto più semplice e agevole, soprattutto per la mia sfera emozionale e relazionale», aggiunge Ciminelli, che saluta la decisione dell’Università della Basilicata come uno strumento che dovrebbe garantire «il benessere psicofisico e il sereno sviluppo della carriera universitaria» e che, a suo dire, apporterebbe «importanti e innovativi elementi di promozione per una piena inclusione sociale di tutte e tutti».

L’Università della Basilicata non è il primo ateneo italiano ad adottare il libretto “alias”, già presente all’Ateneo di Genova, all’Università e al Politecnico di Torino, alla Statale e alla Bicocca di Milano, quindi a Udine, Trento, Ca’ Foscari di Venezia, Verona e Padova, poi Pavia, Bologna, Firenze, Urbino e Perugia e, al Sud, alla Federico II e all’Orientale di Napoli, a Salerno, a Bari, a Messina, a Palermo e a Catania.

«Con una mano tolgono i fondi all’istruzione pubblica, con l’altra diritti low cost che non incidono sulla spesa pubblica e che, al tempo stesso, nascondono la de-emancipazione in atto», ha commentato il filosofo Diego Fusaro in un intervento a Radio Radio. Iniziative come quelle dell’Università di Potenza sono, secondo Fusaro, «armi di distrazione di massa» e, al tempo stesso «armi di divisione di massa», in quanto non fanno altro che fomentare il conflitto «tra omosessuali ed eterosessuali», ponendo artificiosamente in secondo piano i tagli alla scuola e all’università pubbliche, a tutto danno degli «sconfitti della globalizzazione».

Luca Marcolivio

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