15/03/2014

Questionario nelle scuole: stana l’omofobo tra di noi!

Un questionario anonimo per stanare l’omofobo che c’è tra noi. Ecco cosa ha imposto il Comune di Piacenza agli studenti delle scuole superiori sul proprio territorio.

L’Assessore alle Politiche scolastiche, educative ed alla Pari Opportunità Giulia Piroli, con una lettera indirizzata al Preside delle scuole ed ai Dirigenti, richiede di sottoporre una serie di domande agli studenti delle classi quinte “senza tante spiegazioni, né dagli insegnanti, né tantomeno da esterni, il cui intervento renderebbe il progetto molto più complesso da trattare e autorizzare.”

Allora, passo indietro.

Non solo ai ragazzi, inseriti in un contesto che dovrebbe essere considerato “protetto”, qual è la scuola, viene consegnato il compito di rispondere a delle domande su di un tema molto delicato, ma lo si fa senza alcuna preparazione da parte del personale docente e senza alcuna autorizzazione, come ammesso dall’Assessore stesso.

Due quindi gli ordini di problemi che nascono da questo questionario, sempliciotto quanto greve nelle domande e nei ragionamenti sottesi: la strumentalizzazione politica dell’agenzia formativa per eccellenza –la scuola, appunto- e l’intromissione nel piano formativo degli studenti senza alcuna volontà di prepararne l’intervento.

Di punto in bianco un alunno si trova davanti un foglio, senza sapere che fine esso farà e con quale motivazione gli viene sottoposto, in cui gli si chiede se qualcuno utilizza termini quali “frocio”, “finocchio” e “lesbicona”, se eventualmente qualcuno interviene e dov’è accaduto il tutto. Un vero e proprio invito alla delazione nei confronti di tutte le categorie presenti a scuola: studenti, docenti, personale ausiliario.

Il filtro esistente tra scuola e mondo esterno (famiglia, associazionismo, mondo del lavoro, società civile in senso lato) deve essere a maglie variabili, rendendo le aule aperte a contributi positivi. A parte che risulta tutto da vedere se tali iniziative possano definirsi positive, in questa circostanza non è stata rispettata la responsabilità formativa del personale docente il quale ha visto passarsi sotto il naso opinabili documenti da sottoporre ai propri alunni per meri fini di strumentalizzazione politica da parte di un’amministrazione comunale che, fino a prova contraria, non ha alcuna competenza in materia di programma scolastico per le scuole superiori.

Redazione

 

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