08/06/2019

Sammy Basso nominato Cavaliere della Repubblica: «Lo Stato riconosce l’impegno nel combattere le malattie rare»

Sammy Basso, il ventitreenne vicentino affetto da progeria, è stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella. Sammy, tra gli speaker del Congresso delle Famiglie di Verona, è la persona più longeva tra i soli 130 casi accertati al mondo di questa sindrome che inibisce lo sviluppo fisico e incentiva l’invecchiamento precoce. Intervistato da Pro Vita & Famiglia, Sammy ha sottolineato come l’onorificenza di Mattarella sia «un grande segnale per la battaglia contro questa malattia e per aiutare la ricerca scientifica, soprattutto in Italia».

Che significato ha questa onorificenza per la battaglia portata avanti da anni contro la progeria?

«Innanzitutto è stata una piacevolissima sorpresa e una grande felicità a livello personale, ma soprattutto ha un alto valore perché significa che lo Stato, con la persona del Presidente della Repubblica, ha riconosciuto l’impegno che io e tantissime altre persone stiamo mettendo da anni nella lotta contro la progeria. Questa onorificenza è un ulteriore e straordinario passo in avanti per le nostre attività, le raccolte fondi e la sensibilizzazione nei riguardi della ricerca scientifica. Il giorno della cerimonia ufficiale spero di aver abbastanza tempo per parlare con il Presidente Mattarella».

Un riconoscimento che quindi andrebbe esteso soprattutto alla ricerca?

«Assolutamente sì. Non sono mai solo nel mio impegno per la ricerca e la sensibilizzazione sulla progeria, ma c’è tantissimo lavoro dietro soprattutto grazie ai vari laboratori italiani e stranieri e grazie ai molti finanziamenti che arrivano dalle donazioni private. Sono stato contattato dalla prefettura di Vicenza e mi è stato detto che erano in corso delle verifiche legali per l’attribuzione del cavalierato. Ero felicissimo quando l’ho saputo, perché questa onorificenza non è merito di una sola persona, ma delle tante persone che negli anni hanno lavorato duramente per far nascere e far proseguire quella che possiamo definire a tutti gli effetti una missione».

Proprio per quanto riguarda la ricerca scientifica, in particolare sulla progeria, cosa c’è ancora da fare e quali sono le strade da percorrere?

«I passi fatti finora sono tantissimi, basti pensare che negli Stati Uniti si stanno già provando varie forme di sperimentazione chimica, anche sugli esseri umani, tra i quali ci sono anch’io. Qui in Italia da molti anni si sta facendo ricerca di base, correlata alle malattie rare di cui la progeria fa parte. In Spagna, invece, proprio a febbraio di quest’anno è stato scoperto un metodo per modificare il Dna che potrebbe portare alla risoluzione diretta del problema. Sono sicuramente passi da gigante che la medicina sta facendo, ma bisogna lavorare ancora tanto. Tra le cose ancora da fare quindi, oltre a una maggiore ricerca scientifica, c’è tanto da lavorare sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Bisogna far comprendere che la ricerca scientifica non fa bene solo ai circa 130 casi conosciuti di progeria nel mondo, ma porta benefici a tutti, poiché con l’avanzare della ricerca su una determinata malattia si scoprono tantissime cose per il miglioramento della medicina in tantissimi campi e per tante altre malattie. L’opinione pubblica va quindi sensibilizzata per poter poi dare un grande contributo alla scienza».

Quindi da dove bisogna partire per una sensibilizzazione che sia il più possibile efficace?

«Un ruolo fondamentale lo rivestono le istituzioni, perché solo con l’aiuto dello Stato e delle varie associazioni si possono mandare avanti le ricerche, le sperimentazioni e le possibili cure. Poi molto importante è l’ambito delle scuole e dei mass media. Io con la mia esperienza personale ho constatato come sia molto difficile trovare nelle persone una conoscenza approfondita e corretta delle malattie rare come la progeria, però sicuramente il primo passo è che coloro i quali, come me, ne sono affetti, insieme agli esperti ne parlino. Fortunatamente negli ultimi anni sempre più scuole e professori si stanno attivando in tal senso, con eventi, dibattiti e campagne di informazione. A livello universitario invece c’è più conoscenza sull’argomento, ovviamente in maggior misura negli ambiti scientifici. Questo perché lo studio della progeria ha aperto molte porte per la comprensione di alcune dinamiche del nostro organismo e delle nostre cellule».

Salvatore Tropea

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