27/11/2018

Sciopero generale dei medici: ammesse solo urgenze... e aborti

Come ogni mese, di venerdì, alcuni volontari dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita testimoniano e pregano fuori dall’ospedale San Gerardo di Monza, dover si praticano aborti (come in molte altre città italiane). Con nostro rammarico constatiamo, che anche se è in atto lo sciopero generale dei medici (venerdì 23 novembre), gli aborti vengono eseguiti ugualmente in quanto considerati interventi “urgenti”. Cosa ci sia poi di così urgente nel sopprimere un bambino nel grembo e nel ferire a vita la sua mamma non è dato sapere (considerando che sopravvivere al proprio figlio, quando si è coscienti di averlo soppresso, è una pena atroce). La gravidanza non è una malattia e tantomeno l’aborto una cura, un bambino non è mai uno sbaglio a cui porre rimedio con l’aborto, ma un dono che Dio affida ai suoi genitori e a ognuno di noi, affinché possiamo prendercene cura, perciò un Ospedale deve essere il luogo dove nascere e non dove essere uccisi nel grembo da sicari in camice bianco.

Paradossalmente, nei giorni di sciopero, nei nostri ospedali non si curano gli ammalati, ma si uccidono con l’aborto i sani e tutto questo a spese del contribuente, che ne diviene “complice”, suo malgrado. Se devi fare un qualsiasi esame medico, per tutelare la tua salute e quindi la vita, devi aspettare mesi e a volte anni prima di avere l’appuntamento e devi pagare il ticket, se invece vuoi abortire, quindi non scegli la vita, ti viene fissato l’appuntamento entro pochissimi giorni e la prestazione è gratuita. Ricordiamoci che ogni essere umano ha valore in sé stesso, soprattutto il bambino nel grembo materno, perché creato a immagine di Dio, ai cui occhi è tanto prezioso, quanto più appare debole allo sguardo dell’uomo. È importante ricordare ciò che Papa Benedetto XVI ha pronunciato in un suo celebre discorso: «Lo sguardo che porto sull’altro decide della mia umanità... questo sguardo sull’altro custodisce la verità e la dignità dell’uomo».

Non dimentichiamoci che la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi altro diritto umano, ci dobbiamo quindi preparare a una nuova sfida culturale, una nuova battaglia per la difesa di questi nostri fratelli più piccoli e indifesi minacciati dall’aborto. Prima o poi, qualcuno ci chiederà: “Dove è tuo fratello?” E noi che cosa risponderemo?

Giorgio Celsi

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