29/10/2017

Scuola e linee guida del MIUR: luci e ombre

Le linee guida del MIUR sull’applicazione del controverso comma 16 della legge 107 (cd. “Buona scuola”) sono state finalmente emanate.

Il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, con ProVita e tutte le altre Associazioni che hanno organizzato i Family Day di Roma, hanno battagliato – grazie all’appoggio dei milioni di persone  che hanno rappresentato – affinché l’odiosa ideologia gender non si infiltrasse nella scuola e nella testa dei nostri bambini e ragazzi.

E qualcosa d’importante l’hanno ottenuto. Come promesso ieri, abbiamo letto per bene il documento del Miur e andiamo ad esporre le nostre opinioni. Non vorremmo smontare i giusti entusiasmi per le vittorie conseguite, ma è bene anche evidenziare le criticità che abbiamo ravvisato nel testo.

Pro: le linee guida ribadiscono il ruolo primario dei genitori sulla scuola nell’educazione dei figli

Certamente il documento contiene delle dichiarazioni di principio importanti relativamente alla buona battaglia in nome della libertà educativa dei genitori: a pag. 18 del  documento troverete evidenziati il richiamo all’art. 30 Cost. e all’art.26 della Dichiarazione Universale dell’ONU, che tale primato sanciscono fin dagli anni ’40.

Contro: sul consenso informato non cambia niente

Trovate anche il richiamo alla circolare del 2015 che parla del famoso “consenso informato”: «le famiglie hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano Triennale dell’Offerta Formativa e, per la scuola secondaria, sottoscrivere formalmente il Patto educativo di corresponsabilità per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie. Questa opportunità offerta ai genitori consentirà di scegliere la scuola dei propri figli dopo aver attentamente analizzato e valutato le attività didattiche, i progetti e le tematiche che i docenti affronteranno durante l’anno che, in ogni caso, dovranno risultare coerenti con i programmi previsti dall’attuale ordinamento scolastico e con le linee di indirizzo emanate dal MIUR». Roba vecchia purtroppo: non c’è una specifica sottolineatura sulla necessità e opportunità di avvisare le famiglie  in occasione dei singoli progetti “sensibili”, né è prevista esplicitamente la possibilità di far seguire – in caso di progetti non condivisi – attività alternative ai ragazzi. La cosa resta nell’ambito della discrezionalità e dell’autonomia della singola scuola (v. pag.19).

Da questo punto di vista, quindi non cambia nulla: i genitori devono continuare ad essere molto vigili (senza esagerare, senza scadere in allarmismi isterici) su quello che si propone ai loro figli a scuola.

Pro: La differenza tra i sessi e il “NO all’ideologia gender”

Altro punto positivo di queste linee guida è  il riconoscimento della differenza dei sessi come costitutiva dell’identità (dalla nascita) e di tante differenze che si manifestano anche quotidianamente.

E’ poi importante che in premessa il MIUR asserisca che «si ribadisce, quindi, che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né le “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo». E si riconosce anche, ad esempio, una certa rilevanza all’unicità del ruolo materno (almeno alla nascita).

Contro: L’ideologia vetero – femminista impera

Tuttavia l’impostazione generale è chiaramente impregnata di ideologia “femminista“: si esagera l’aspetto “patriarcale” della nostra tradizione (senza distinguere peraltro i diversi apporti culturali nella storia e la grande tradizione matriarcale che sottende la nostra cultura fin dalle società antiche).

Si espone in modo ideologico – con un’interpretazione falsata dei dati – la questione della violenza sulle donne e del “femminicidio”; si semplifica troppo, falsandolo quindi, il discorso sui “comportamenti tipici” maschili e femminili: semplicisticamente ed erroneamente si attribuisce tutta la colpa della violenza sulle donne ad una “cultura” della superiorità maschile, senza riconoscere molte altre dinamiche che in realtà sono collegate piuttosto alla scomparsa di ruoli definiti e alla debolezza dell’istituzione familiare e dei valori cristiani (come è chiaro nei paesi più “progrediti” d’Europa, come nei paesi Scandinavi) (per approfondire la questione e leggere dati ufficiali si veda qui,  quiquiquiqui, e qui, e qui).

Contro: si generalizza sugli “stereotipi” senza distinguerli dai “modelli”  e  sulle “discriminazioni” senza distinguere quelle ingiuste da quelle giuste

Si vogliono combattere “discriminazioni e stereotipi”: ma le discriminazioni giuste sono sacrosante per l’applicazione corretta del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione (più volte giustamente richiamato) e gli stereotipi negativi, (come per esempio la donna = bomba sexy e l’uomo = macho)  che vanno certamente decostruiti, non vanno confusi con le attitudini naturali e gli archetipi, i modelli positivi, che sono funzionali alla crescita equilibrata e serena di  bambini e ragazzi. Per esempio: la donna mamma “angelo del focolare”, laddove è libera di esserlo, se desidera esserlo, non è affatto uno stereotipo da combattere. Anzi: uno Stato davvero “antidiscriminatorio di genere” dovrebbe garantire alle mamme che non lavorano un’adeguata assistenza e previdenza...)

Contro: La disquisizione sul linguaggio e sulla grammatica

C’è poi tutta una disquisizione sul linguaggio e sulla grammatica che è davvero esagerata: come se oggi dire che la Senatrice Fedeli è il Ministro dell’Istruzione sia una forma particolarmente insopportabile di oppressione. Si pretende la storpiatura di parole italiane come “ingegnere” in “ingegnera”, quando basta mettere anteporvi un articolo femminile, in quanto la terminazione in “e” può andar bene sia per il maschile che per il femminile. E si rasenta addirittura il ridicolo quando si pretende che una signora sia chiamata “architetta” (laddove, essendo una parola composta,  “tetto” e “tetta” è davvero diverso come significato!).

Contro: In cauda venenum

Infine, in cauda venenum: il documento del MIUR conclude: «Fondamentale potrà essere per lo sviluppo e l’attuazione delle presenti linee guida la collaborazione con le associazioni del terzo settore attive sulle tematiche dei diritti umani, della violenza contro le donne e di genere...»: ciò vuol dire che la porta della scuola italiana è ancora aperta all’Arcigay e compagnia bella (ad associazioni che non si battono contro la violenza sulle donne, ma contro la violenza di genere: su quell’ “e”, potremmo dire, casca l’asino!) . Del resto, le linee guida rimandano a siti  per materiale e approfondimenti come   “Heforshe” in cui si promuove, per esempio il travestitismo (v. MyDressMyChoice), o come il portale “Noisiamopari” di cui potete leggere qui...

Genitori, dobbiamo continuare a vigilare su quel che accade nella scuola dei nostri figli

Quindi, è importante non abbassare la guardia: bravo il popolo dei family day e chi lo rappresenta, dal CDNF a ProVita, passando per tutte le altre Associazioni pro-famiglia italiane perché hanno ottenuto una grande vittoria: il Miur ha ribadito certi principi e soprattutto ha riconosciuto che l’ideologia gender esiste e non deve entrare nella scuola. Ma – purtroppo – queste sono solo parole (scritte oltretutto in clima pre – elettorale). Sono scritte in modo tale che i fatti che ne seguono possono non cambiare per nulla rispetto a ciò che accade già da tempo e continua ad accadere oggi nella scuola italiana.

Redazione

Qui potete leggere le linee guida_sul Comma 16, l.107_del Miur


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