21/04/2017

Sentinelle in Piedi: le veglie del 22 aprile e del 6 maggio

Torniamo a scendere in piazza con la protesta delle Sentinelle in Piedi.

Il 22 e 23 aprile 2017, ancora una volta, saremo in silenzio, per un’ora, con le Sentinelle in Piedi, per la libertà di dire no, a Rovereto, Siracusa, Torino e Cesena.

No all’eutanasia, NO al gender nelle scuole.

«La libertà è troppo preziosa per stare a guardare mentre il potere la schiaccia, per questo ancora una volta, le Sentinelle si alzano in piedi»

Dall’ultimo comunicato delle Sentinelle in Piedi:

«Come nella vicina Spagna, così anche da noi assistiamo ora a una nuova strategia per silenziare ogni voce contraria al pensiero unico: l’imposizione delle leggi sulla cosiddetta omofobia non più a livello nazionale, bensì regionale. Si punta a imbavagliare una regione alla volta con la solita scusa della lotta alle discriminazioni e al bullismo. Apri fila in Italia è stata la Regione Umbria che all’inizio di aprile, nonostante le opposizioni, ha approvato la prima legge regionale italiana sull’omofobia, un rimpasto del ddl Scalfarotto, che prevede una serie di misure volte a imporre l’agenda Lgbt in ambito lavorativo, scolastico e sanitario, dall’insegnamento della teoria del gender nelle scuole all’indottrinamento degli insegnanti, fino alla promozione di eventi gay; dall’istituzione di un osservatorio regionale con il fine di intimidire chiunque cerchi di resistere ai diktat arcobaleno a percorsi privilegiati di inserimento lavorativo per chi si definisce Lgbt.

sentinelle-in-piedi_Sanremo_vegliaQuesto mentre si cerca da anni e su altri fronti di introdurre a tutti costi il reato d’opinione. Ci hanno infatti tentato col ddl Scalfarotto «sull’omofobia» già approvato alla Camera, ma il cui iter è stato poi bloccato anche grazie alle veglie delle Sentinelle in Piedi.

Poi si è cercato di farlo passare col ddl su bullismo e cyberbullismo e ora, in una veste ancor più subdola e pericolosa, ricompare nel ddl s2688 sulle cosiddette fake news che, con la scusa di voler punire chi diffonde notizie false, in realtà minaccia la libertà d’espressione a 360 gradi.

Questo ddl, infatti, prevede una multa fino a 5 mila euro per «chiunque pubblica o diffonde» online «notizie false, esagerate o tendenziose». Se poi la fake news è tale da «destare pubblico allarme» o «fuorviare settori dell’opinione pubblica», l’articolo 2 aggiunge ai 5 mila euro di multa anche una pena non inferiore a un anno di reclusione. Quando poi si arrivi a «minare il processo democratico, anche a fini politici» o a promuovere «campagne d’odio», gli anni di reclusione diventano almeno due e l’ammenda sale fino a 10 mila euro.

Ma chi stabilisce che una notizia sia falsa, esagerata o tendenziosa? Chi stabilisce dove e quando si tratta di una campagna d’odio? E poi cosa significa «minare il processo democratico»? Non sappiamo se questo testo passerà davvero, di certo negli ultimi mesi l’attenzione sulle cosiddette fake news si sta facendo strada a livello internazionale nell’intento di silenziare ogni voce dissonante con ogni mezzo possibile.

È infatti evidente che, se questi o analoghi testi dovessero diventare legge, potrebbe essere a rischio la libertà di esprimere pubblicamente legittimo dissenso senza venire accusati e perseguiti. È evidente che potrebbe non essere più possibile esprimere opinioni ad esempio contrarie all’aborto, alle unioni civili o alle «creative» decisioni di Tribunali quali quelli di Milano, Trento e Firenze, che contro ogni senso della giustizia e del rispetto delle leggi italiane hanno emesso sentenze ideologiche, che arrivano a trattare un bambino come se fosse unicamente il mezzo per soddisfare un inesistente «diritto al figlio».

Sulla stessa scia si comprende che potrebbe non essere più possibile dirsi contrari alla legge sul biotestamento ora in discussione in Parlamento. Testo che, pur non nominando mai esplicitamente questo termine, di fatto apre all’eutanasia.

Questo mentre tale censura è già in atto, come ci testimonia la cronaca con gli innumerevoli tentativi di zittire chi fa affermazioni contrarie al pensiero unico. Siano esse opinioni o anche dati scientifici. Questo mentre con il pretesto del contrasto al bullismo, alle discriminazioni, alla cosiddetta «omofobia», nelle nostre scuole continuano a entrare associazioni che in realtà puntano a introdurre l’ideologia gender violando l’infanzia dei bambini, la libertà di educazione dei genitori e creando persone sempre più fragili e confuse circa la propria identità.

Questo mentre il Comune di Siracusa e altri enti locali in tutta Italia hanno aderito alla rete di «Educare alle differenze», che prende le mosse dalla Strategia nazionale Lgbt avviata nel 2013 dall’Unar, impegnandosi a stanziare risorse per sostenere progetti che insegnano ai bambini che si può essere maschi o femmine indipendentemente dal dato biologico e che non c’è differenza tra madre e padre. È questa un’altra discriminazione che non accetta le differenze tra uomo e donna e che svilisce la persona, impedendo la formazione della sua identità.

Questa rete comprende un’associazione che propone di inserire i temi del transessualismo e dell’intersessualismo nelle scuole per bambini di 0-6 anni. Di questa rete fanno parte associazioni come: Anddos, assurta agli onori delle cronache per il doppio servizio tv del programma Le Iene, che ha mostrato come nei circoli affiliati si pratichino orge e prostituzione; Arcigay e Famiglie Arcobaleno che sostengono l’abominevole pratica dell’utero in affitto; Cassero Lgbt Center che promuove corsi di bondage e, durante la Quaresima di due anni fa, organizzò l’evento blasfemo Venerdì credici, in cui uomini seminudi, con una corona di spine in testa, mimavano atti sessuali imbracciando una croce; Circolo di Cultura Omosessuale «Mario Mieli», intitolato all’omonimo attivista gay, morto suicida nel 1983, il quale arrivò a sostenere la pedofilia.

Di fronte a questa deriva, di fronte a questo attacco alla libertà d’espressione e di educazione, alla giustizia e alla verità, noi non vogliamo e non possiamo rimanere indifferenti. Ecco perché scendiamo in piazza.

Rovereto (TN): sabato 22 aprile 2017, alle ore 16, in piazza Loreto;
Siracusa: sabato 22 aprile 2017, alle ore 18, in piazza San Giovanni;
Torino: sabato 22 aprile 2017, alle ore 16, in piazza Lagrange;
Cesena: sabato 6 maggio 2017, alle ore 18, in piazza del Popolo.

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NO all’eutanasia! NO alle DAT!

#chiudeteUNAR

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