07/04/2018

Sul maxi manifesto c’era scritta solo la verità scientifica

Lo sappiamo che non basta un maxi manifesto: la verità bisogna gridarla dai tetti, perché le coscienze sono anestetizzate e perché i bugiardi e menzogneri strillano molto forte.

Tra i detrattori che hanno chiesto  e ottenuto la rimozione del nostro maxi manifesto, c’è anche chi sostiene che quello non era un bambino di 11 settimane e che le cose scritte lì non erano vere (organi, formati, cuore battente, suzione del pollice).

Allora, per “dimostrare che le foglie sono verdi”, riportiamo un articolo di Renzo Puccetti, un medico, apparso su Tempi: contiene i riferimenti bibliografici per sbugiardare i bugiardi.

Se alla Cirinnà e alle femministe in pre- e post-menopausa dispiace, a me non interessa. Quello di cui sono certo è che ogni singola affermazione del manifesto di Pro-vita contro l’aborto è scientificamente corretta. Il concepito inizia veramente a succhiarsi il pollice alla 10ª settimana (Walker HK. The Suck, Snout, Palmomental, and Grasp Reflexes. In: Walker HK, Hall WD, Hurst JW, (eds) Clinical Methods: The History, Physical, and Laboratory Examinations, 3rd edition, Boston: Butterworths, 1990; Festila D, et al. Clujul Medical 2014 Vol. 87 – no. 1, pp. 11-14). Il battito cardiaco inizia davvero alla fine della 4ª settimana di gestazione, quando l’embrione inizia la terza settimana di vita, poiché l’epoca gestazionale viene calcolata dal primo giorno dell’ultima mestruazione (Valenti O. et al. Journal of Prenatal Medicine 2011; 5 (3): 59-62). Il passaggio da embrione a feto viene realmente fatto risalire al termine dell’8ª settimana di vita pre-natale secondo le definizioni internazionali.

Ora, se ci sono persone che intendono promuovere campagne oscurantiste, queste sono quelle che vogliono oscurare le conoscenze acquisite dalla scienza. D’altra parte proprio il PD che ha varato la legge sul biotestamento nella cui prima parte si norma il biotestamento come il fondamento dell’atto medico, ora protesta se qualcuno informa sull’essenza della procedura di aborto? Che cosa vorrebbero che fosse detto alle donne, che le stanno liberando da un grumo di cellule come diceva Pannella? È questo il livello di consenso informato che vorrebbero per l’aborto? Nel 2007 Oliviero Toscani, acclamato fotografo pubblicitario,  mostrava la realtà dell’anoressia nervosa fotografando la modella e attrice francese Isabelle Caro, malata di anoressia, che all’età di 27 anni pesava 31 chili. Sette anni prima Toscani aveva ritratto il volto di Jerome Mallet, condannato a morte nel 1985 in una campagna contro la pena capitale. Il braccio amputato di un uomo con una rudimentale protesi e un cucchiaio applicato alla sommità sosteneva il programma Food for life.

Queste immagini possono turbare chi ad esempio ha una figlia con l’anoressia, o è stata vittima diretta o indiretta di un’azione criminosa, o ha subito l’amputazione di un arto. Tuttavia si tratta di quella cosa che va sotto il nome di tolleranza nei confronti di ciò che non piace. Se però si mostra un bambino stilizzato e lo si collega all’aborto, allora per le consigliere Pd in Campidoglio si tratta di “immagini che offendono la sensibilità anche di tutte le persone che hanno subito la fine di una gravidanza per i motivi più diversi”, motivo per cui il manifesto va ritirato. Oliviero Toscani che ritrae la piccola Giusy con ancora il sangue e la vernice casearia a coprirle la pelle e il cordone ombelicale integro per pubblicizzare la Benetton, è descritto da Repubblica come «anticonformista, provocatore, avanguardista» senza che dalle stesse consigliere e dalla senatrice Cirinnà non si levi un fiato neppure di perplessità.

Ma come e perché la vista di un nascituro turberebbe le donne che hanno subito la fine della gravidanza più della vista di un neonato? Un doppio standard che la dice tutta sul livello di strumentalità di certe posizioni. Lo conferma il fatto che quando la galassia radicale affigge i manifesti formato gigante per legalizzare l’eutanasia, azione illegale in Italia, non mi pare che da quante ora si stracciano le vesti contro la campagna pro-life si sia mai udita alcuna censura.

Ma che razza di idea tirannica di libertà di pensiero ed espressione del pensiero hanno questi qui? Se a loro piace, allora si può manifestare, altrimenti no. Ma secondo loro, un’associazione che ha nello statuto la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale dovrebbe essere resa illegale? Oppure dovrebbe manifestare, ma in maniera catacombale, magari nelle parrocchie, quelle non ancora colonizzate dal credo nella grande italiana?

Le consigliere Pd hanno richiesto al sindaco Raggi il ritiro al permesso di affissione motivandolo con quanto previsto dal regolamento in materia di pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali. Monica Cirinnà ha tuonato definendo «vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato». Mi pare però che la sentenza del 1975 della Corte Costituzionale e la legge 194 almeno nominalmente, non stabiliscano il diritto di aborto quale libertà dell’individuo, ma lo riconducano ad un diritto alla salute, seppure inteso nel senso più ampio. Tuttavia, se anche si volesse considerare come negli Usa l’aborto un diritto di privacy, allora, accondiscendendo alle pretese delle esponenti femministe Pd, il sindaco Raggi ha stabilito il principio per cui la giunta grillina dovrà ordinare di rimuovere un manifesto contro la fame nel mondo che venga percepito come offensivo della libertà individuale da una persona che voglia mangiare a crepapelle senza essere turbata.

Renzo Puccetti

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