20/11/2017

Sulla censura solerte dei manifesti pro vita a Roma

La censura della verità è davvero inquietante. La censura di dati reali e ufficiali sa di Orwell e di lavaggio del cervello... Vediamo alcune considerazioni ironiche da parte di chi a Roma, in mezzo a manifesti abusive e molto altro ci vive quotidianamente.

Sottolineiamo, anche che il Comune ha tutto il diritto di coprire i manifesti abusivi (ma dovrebbe coprirli tutti...).

Solerti controlli sugli autobus della Capitale. Guai a chi non compra il biglietto o non la vidima prima del viaggio (citazione da regolamento).

Inverno, strade che non conoscono il fogliame caduto dagli alberi. No, Roma splende nel suo splendore (mi sia concessa l’allitterazione), anche nell’inverno più inoltrato quando il giallo paglierino delle foglie non si vede per le strade romane.

Non c’è che dire, dove c’è qualcosa che non va il Comune di Roma è ben pronto a intervenire.

Ebbene, sono orgoglioso di essere cittadino romano… “Civis romanus sum””.

Ok, non ho bevuto alcun tipo di alcol prima di scrivere questo articolo. Modo ironico, e lo sanno bene i cittadini romani che si confrontano ogni giorno con alcuni disagi della Capitale. Ma perché tutto questo “incipit” così grottesco-ironico?

Semplicemente per denunciare una assurdità, o meglio quel famoso “qualcosa non mi torna” che – a alcune volte – siamo chiamati a vivere in un Paese, e nella fattispecie Roma.

Ma veniamo alla notizia, diciamo così. Scendo da un bus romano (atteso per circa 25 minuti, e questo avviene nella solerzia della diligente amministrazione dell’Atac) e ne attendo un altro per giungere a casa. Di fronte, manifesti di ogni genere sono ben visibili sui muri di una nota strada vicino al Centro. Colpito subito, un po’ forse perché “di parte” (ma lasciamo per un momento questo particolare) da alcuni manifesti “abusivi” (così cita la “peciona” – abbondante “pecetta” sopra di essi) di una tale associazione “Prolife”.

«AFFISSIONE ABUSIVA. Articolo 24, comma 3…etc…etc…».

Ma perché rimango colpito da cotanta solerte attenzione a questi manifesti che si scagliano contro la “disinformazione” (tra l’altro…è questo l’elemento più importante, ricordiamolo!) in merito al numero di bambini morti per aborto legale?

manifesti_aborto_Roma_campagnaIl manifesto dava una notizia. Il manifesto era una chiara “provocazione” a qualcosa che non è conosciuto nel profondo, ma che – di solito – si conosce così, per slogan e basta. Ora, io lascerei ogni tipologia di riflessione sulla legge stessa, almeno non è questo l’intento di questo scritto. Ma piuttosto mi soffermerei, solo per un attimo, giusto il tempo di una domanda…

«Possibile che la censura, l’abusivismo (ops!) possa riguardare solo questi manifesti e tutto il “contorno” venga così accuratamente tralasciato?».

Non credo, non penso sia una domanda “di parte”. Ripeto! E’ solo da riflettere, e far riflettere, come sia stato colpito subito un movimento d’opinione che si batte per alcuni valori che tra l’altro “scientificamente” sono veri (dati delle relazioni ministeriali annuali).

E intanto…intanto non suscitano alcun interesse altri manifesti che tappezzano Roma, di altra natura. Ma questo, forse, non è alla stessa stregua dei manifesti per la Vita. No. Forse il decoro urbano, in quel caso, non conta. O forse, non è così importante come in questo caso.

Ma cosa dà fastidio così tanto di questo manifesto? Ah certo, incomincio a comprendere, forse. La semplice dicitura a chiare lettere “Dal 1978 più di sei milioni uccisi dall’aborto”! Adesso capisco. La constatazione. Ecco, quello che dà fastidio. La verità!

Ebbene, allora, la prossima volta che troverò un manifesto dove si denuncia ad altrettante chiare lettere che “quando piove, l’acqua cade dal cielo” sarò il primo a denunciare tale sopruso, sarò il primo a denunciare tale “abusivismo” della verità!

Ah, dimenticavo…ho finito l’articolo e il bus che mi dovrebbe riportare a casa (aspettato 20 minuti) ancora non passa. Beh, farò una passeggiata a piedi. Ancora non ci sono temperature così rigide a Roma. Andrò a piedi… scorgo da lontano un parco di bambini. Stanno giocando. Sorridono. Questi, non fanno parte di quei sei milioni…

E il parco, con loro, è più bello. Sì, più bello.

Antonio Tarallo


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