09/11/2017

Tanti bambini morti... ma nessuno ne parla, mai.

Il numero dei bambini morti per aborto in Italia dal 1978, anno della sua legalizzazione, al 2015 è stato pari a 5.729.709 cioè quasi 160.000 all’anno in 37 anni; cifre ben più alte di una qualsiasi guerra. Cifre che nulla hanno in meno rispetto a una guerra tenendo conto però che riguardano un solo paese e nemmeno uno dei più popolosi della terra. Se contiamo però anche gli ultimi due anni, si raggiungono abbondantemente i 6 milioni, numero che desta orrore in tutti noi.

E questi dati non tengono conto dei cripto-aborti, cioè dei milioni di bambini che muoiono per i sistemi contraccettivi abortivi: spirale, Norlevo, EllaOne, e pillola anticoncezionale (quando non riesce ad inibire l’ovulazione). Se poi aggiungessimo al calcolo la somma di bambini che vengono sacrificati con la fecondazione artificiale, la cifra ammonterebbe a diverse decine di milioni: e solo in Italia.

eterologa_coppia nera_bambino bianco_famiglia_bambiniQuelli riportati, non sono i dati di qualche organizzazione pro life ma le statistiche ufficiali presentate dai vari ministri della salute che si sono succeduti negli anni, molti dei quali peraltro favorevoli all’aborto quindi non sospetti di aver ridotto tendenziosamente il totale. Il ministro della salute, infatti, deve ufficializzare per legge i dati degli aborti operati nelle strutture sanitarie sia pubbliche che convenzionate.

Nonostante l’autorevolezza della fonte e la sua imparzialità, però queste cifre non vengono mai mostrate nei mass media mainstream o nel migliore dei casi gli si viene concesso uno spazio esiguo e limitato, magari in ultima pagina.

Come non vengono mai fatti reportage relativi al dramma umano che milioni di donne (e di famiglie) hanno dovuto e devono affrontare per le conseguenze psichiche e fisiche dell’aborto volontario.

Ora ci si deve domandare quanti tra coloro che sono favorevoli all’aborto o semplicemente non sono particolarmente interessati all’argomento, sanno l’effettivo numero di bambini uccisi ogni anno solo nel nostro paese? Quanti di loro se fossero correttamente informati su ciò e sul dramma delle mancate madri, sarebbero ancora favorevoli all’aborto?

Quanti di loro accetterebbero l’aborto se avessero minimamente presente il numero mondiale di bambini uccisi ogni anno nel mondo?

Pochi direi, e ciò lo sanno bene coloro che controllano i mezzi di comunicazione e che per questo si guardano bene da rendere edotto il popolo circa questa terribile realtà.

Questa è una chiara tecnica di manipolazione della società; evitare di riportare notizie che non entrano nel cosiddetto “frame”, nella cornice con cui si pretende di ingabbiare la realtà con il chiaro obiettivo di orientare le masse verso l’idea desiderata, senza tener conto che quest’ultima è in evidente contrasto con il diritto naturale e la legge morale.

L’altra tecnica manipolatoria è quella di utilizzare termini più “gentili” con l’intenzione di scindere la forma delle parole dalla sua effettiva sostanza dando alla gente la sensazione di neutralità a qualcosa che neutrale non lo è affatto.

Ecco dunque che il termine corretto di omicidio o infantticidio viene prima sostituito con aborto e poi con interruzione di gravidanza. Quest’ultimo termine è molto pericoloso perché omette di chiamare in causa i veri protagonisti della situazione, vale a dire i bambini uccisi.
Nella neolingua di stampo orwelliano si tende anche a usare la parola feto o embrione mentre il termine da impiegare è quello di bambino, che ha un cuore che batte e ha diritto a vivere come tutti noi.

Si cerca poi di rivestire l’aborto con “buoni principi” come la supposta e mai dimostrata libertà di scegliere dimenticando che quest’ultima riguarda l’individuo solo a patto che non contrasti con la stessa legittima libertà di un’altra persona, in questo caso il bambino.

La vera libertà poi, omettono di dire, è quella che sceglie per la vita e per il bene, e non per il suo contrario. La vera libertà è quella grazie alla quale si evitano traumi e che fa sentire la persona a posto con la propria coscienza riconoscendo il diritto alla vita del bambino che si porta in pancia.

La stessa neolingua ci definisce antiabortisti quando il termine esatto andrebbe declinato non tanto in senso negativo quanto in positivo come difensori della vita sin dal suo concepimento. Noi infatti non siamo “anti” ma “pro”; non siamo contro qualcosa, ma in favore di qualcos’altro di molto importante: siamo pro vita.

Matteo Morrone Berlingò


AGISCI ANCHE TU! FIRMA LE NOSTRE PETIZIONI

NO all’eutanasia! NO alle DAT!

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.