21/07/2016

Terapie riparative: «Il ddl Lo Giudice è da Gulag»

Il disegno di legge Lo Giudice punisce con multa e carcere chi (“malato” di omofobia) «esercitando la pratica professionale faccia uso su soggetti minorenni di pratiche rivolte alla conversione dell’orientamento sessuale», cioè chi aiuta i giovani a disagio col proprio orientamento sessuale a star meglio, attraverso le terapie riparative.

La proposta è perfettamente in linea con lo spirito totalitario dell’ideologia gender, nella sottospecie dell’omosessualismo.

Un autorevole psichiatra, Alessandro Meluzzi, ha rilasciato in proposito un’intervista a Intelligo News in cui , con coerenza e coraggio (doti molto poco diffuse oggigiorno), si dichiara «Pronto a rischiare il carcere», perché «ai diritti dei minori etero non pensa nessuno».

Queste le sue dichiarazioni più sostanziose:

«Ho sempre anteposto la mia coscienza a misure normative, soprattutto se assurde. Questa è una norma aberrante da ogni punto di vista”. “In questa aberrazione del diritto, i diritti dei minorenni eterosessuali non sono tutelati da nessuno. Mentre c’è una preoccupazione di sacralizzare in modo fascista gli interessi di qualcuno, non c’è invece alcun rispetto per i punti di vista degli altri. È una proposta di legge degna di un Gulag».

«Coercire la libertà terapeutica secondo scienza e coscienza dei medici è gravissimo e si traduce sempre con degli effetti devastanti non solo sugli aspetti complessivi di libertà della società ma anche sulla salute delle persone. Pensare di intervenire de lege per decidere chi un medico può curare o non può curare, i modi o le forme in cui può farlo, è un’idea che poteva avere diritto di cittadinanza soltanto nella Russia di Stalin o nella Germania nazista, ma non vedo come possa applicarsi a una società liberale in cui la libertà del rapporto medico-paziente e la libertà di scelta in coscienza del medico, dal giuramento di Ippocrate in avanti, è sempre stata considerata un presidio di civiltà elementare. Lo Stato che si sostituisce al medico nel definire i contorni della terapia significa entrare nel totalitarismo».

«C’è un’ignoranza assoluta della neuropsichiatria infantile e un’ignoranza assoluta anche della psicopatologia, perché in genere i problemi dell’identità nella fase preadolescenziale o adolescenziale sono problemi complessi e quasi mai limitati alla problematica del genere. Quindi, pensare di far sì che uno psichiatra, uno psicologo, uno psicoterapeuta, non possa più occuparsi di un bambino o un adolescente perché ritiene che nell’anamnesi esistano anche problemi di incertezza rispetto al genere è qualcosa che condanna forse un numero di bambini e adolescenti immensamente più grande di quello che ci si possa immaginare, a non essere curati. Quale situazione psicopatologica grave nell’età infantile e adolescenziale, persino nell’autismo, non ha anche problemi che riguardano l’identità sessuale? Quindi se per caso – faccio un esempio concreto – un soggetto con problematiche di autismo selettivo ha anche problemi di identità sessuale oltrechè problemi di altra identità, il neuropsichiatra dovrà astenersi dal curarlo per il rischio di finire in carcere. È assurdo».

Poi gli chiedono se in base alla logica della stessa legge non andrebbero perseguiti gli insegnanti che a scuola spiegano  la neutralità dei sessi, in ossequio all’ideologia gender. È sempre una ingerenza nell’orientamento sessuale dei minori (... e una dimostrazione che il male divora se stesso)!

E Meluzzi amaramente constata l’incoerenza: «I diritti dei minorenni eterosessuali non sono tutelati da nessuno. In questa situazione, mentre c’è una preoccupazione di sacralizzare in modo fascista gli interessi di qualcuno, non c’è invece alcun rispetto per il punto di vista degli altri. È una proposta di legge degna di un Gulag».

Redazione

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