29/07/2014

Trascrizione matrimonio gay celebrato all’estero – Il caso arriva in Parlamento

In questi giorni è di stringente attualità la pratica della trascrizione del matrimonio gay celebrato all’estero, nei registri di alcuni Comuni d’Italia. Diversi Sindaci , contravvenendo alla legge, hanno voluto dare prova del proprio essere “moderni” e capofila dell’ennesimo passo verso l’equiparazione della famiglia tradizionale alle coppie LGBT.

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Lo scorso 24 luglio, nella seduta della Camera nr. 271, gli Onorevoli Gian Luigi Gigli e Mario Sberna hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta (nr. 4-05673) al Ministro dell’Interno ed a quello della Giustizia in merito al riconoscimento dei matrimoni omosessuali avvenuti all’estero da parte di alcuni Sindaci.

Gli interpellanti riportano, fra gli altri, il caso di Napoli in cui, “in data 14 luglio, presso palazzo San Giacomo, alla presenza del sindaco Luigi de Magistris, è stato trascritto nel registro dell’anagrafe cittadina, un matrimonio contratto all’estero fra persone dello stesso sesso: atto reso possibile grazie ad una direttiva del sindaco che consente all’anagrafe cittadina l’operazione di trascrizione. Il sindaco, secondo autorevoli fonti di stampa, avrebbe dichiarato: «Siamo convinti che il sindaco abbia il diritto e il dovere di far trascrivere presso gli uffici dell’anagrafe e dello stato civile i matrimoni che, purtroppo, per ora possono essere celebrati soltanto all’estero», asserendo inoltre che: «Questa trascrizione ha un valore anche giuridico: mette a pari livello un matrimonio etero e uno omosessuale, per esempio per partecipare alle politiche sociali della città oppure all’assegnazione delle case».”

Gli On. Gigli e Sberna rilevano poi come il 17 luglio  anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, “abbia deciso di riconoscere i matrimoni gay celebrati all’estero, dichiarando: «Quando si tratta di diritti civili non arretriamo davanti a nessuno. Io non ho paura della parola matrimonio e noi riconosceremo, o almeno io chiederò che possano essere riconosciuti, i matrimoni, qualunque sia il sesso degli sposi, che sono celebrati all’estero». ”

Il 21 luglio 2014 poi, anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha emanato una direttiva che permetterà, a partire dal 15 settembre 2014, di trascrivere nei registri di stato civile del comune le unioni gay celebrate all’estero.

Gli interpellanti ricordano pure che, con sentenza n. 170 dell’11 giugno 2014, la Corte costituzionale, su giudizio incidentale sollecitato dalla Corte di cassazione, si è pronunciata su un matrimonio di una coppia eterosessuale regolarmente sposata nella quale però l’uomo decide di cambiare sesso e la coppia stessa decide di rimanere unita risultando così composta da persone dello stesso sesso. ed affermano che “la Consulta, ‘pur nel dichiarare l’illegittimità costituzionale degli articoli 2 e 4 della legge 14 aprile 1982, n. 164 (Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso), con sentenza manipolativa additiva volta a prevedere che «la sentenza di rettificazione dell’attribuzione di sesso di uno dei coniugi, che provoca lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio, consenta, comunque, ove entrambi lo richiedano, di mantenere in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata, che tuteli adeguatamente i diritti ed obblighi della coppia medesima, con le modalità da statuirsi dal legislatore», pur considerando al punto 5.5 che «nella nozione di formazione sociale – nel quadro della quale l’articolo 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo – è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia», ha però molto chiaramente sottolineato al punto 5.1 dei considerata che «la situazione [...] di due coniugi che, nonostante la rettificazione dell’attribuzione di sesso ottenuta da uno di essi, intendano non interrompere la loro vita di coppia, si pone, evidentemente, fuori dal modello del matrimonio – che, con il venir meno del requisito, per il nostro ordinamento essenziale, della eterosessualità, non può proseguire come tale».

Sintetizzando, la nostra Suprema Corte si è pertanto tenuta ben lontana dal ritenere legittimo il matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento costituzionale e conseguentemente gli On.  interroganti dichiarano come sembri molto arduo considerare legittimo il riconoscimento giuridico da parte delle nostre istituzioni nazionali e locali del matrimonio omosessuale, pur se celebrato all’estero.

Gli Onorevoli Gigli e Sberna chiedono dunque ai Ministri dell’Interno e della Giustizia se  intendano rilevare l’illegittimità della condotta dei Sindaci coinvolti e “quali urgenti iniziative, anche di natura normativa, intendano porre in essere al fine di colmare un evidente vuoto normativo in merito, seguendo il dettato dell’articolo 29 della Costituzione che impone alla Repubblica il riconoscimento dei «diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», tenendo conto del principio da ultimo espresso con la sentenza Corte Cost. n. 170 del 2014, ove si dichiara con estrema chiarezza che requisito essenziale del matrimonio è la «eterosessualità» della coppia.”

Anna Fusina

Fonte: vitanascente.blogspot.it

 

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