23/04/2018

Tre giorni con Gabriele Kuby, per parlare di gender, di vita, di amore

Gabriele Kuby, sociologa e saggista tedesca, è stata in Italia – ospite di ProVita Onlus  – sabato 14 e domenica 15 aprile, per parlare dell’ideologia gender.  Accompagnarla in quei tre giorni è statata l’occasione per incontrare e scoprire  una persona meravigliosa,  davvero amante della vita.

Colei che Benedetto XVI ha definita «una coraggiosa guerriera contro le ideologie», è di fatto una persona gentile, una mamma e nonna tenera ed affettuosa, una persona davvero piena d’amore per il prossimo. Esattamente il contrario dell’immagine che ne fanno i suoi tanti nemici, che la descrivono come una “che odia” e che fomenta odio nei confronti delle persone LGBT. Tutt’altro.  Ha sempre detto in pubblico e in privato che non solo non odia nessuna persona: lei vuol denunciare il pericolo delle ideologie e della propaganda che danneggiano le persone e calpestano la dignità – innanzitutto – delle persone Lgbt.

Insomma, i suoi detrattori – come al solito – non comprendono che le critiche a un’idea, a un modo di far, a un’ideologia, non sono critiche alle persone: ognuno, con la sua storia, le sue scelte, il suo vissuto e i suoi orientamenti è prezioso agli occhi di Dio e tutti – nessuno escluso – vanno rispettati, accolti e amati, perché tutti sono dotati di pari dignità.

Il 14 aprile, alle ore 10:00, a Rovigo (Aula magna Seminario San Pio X, via Pascoli 51), si è tenuto un incontro dal titolo “Diritti civili: una questione antropologica”, con anche l’intervento del magistrato Pino Morandini; la sera, alle ore 20:45, a Bolzano (Teatro Rainerum Institut, piazza dei Domenicani 15),  la conferenza si è intitolata “Uomo nuovo globale”; infine, il 15 alle ore 17:00 a Verona (Circolo Ufficiali di Castelvecchio, in Corso Castelvecchio 4) si è parlato di “1968-2018. Dal sessantotto alla dissoluzione della famiglia attraverso l’ideologia gender”.

Francesca Romana Poleggi

Vi mostriamo ora l’intervento della professoressa Poleggi e di seguito un’intervista a Gabriele Kuby

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Giulia Tanel ha intervistato Gabriele Kuby per il Timone.

  • Recentemente è stato pubblicato in italiano il suo libro “La rivoluzione sessuale globale”, dove afferma che il venir meno di ogni norma in materia di sessualità è alla base della distruzione culturale. La situazione è veramente così allarmante?

A differenza dell’animale, che è vincolato dall’istinto, l’uomo è l’unica creatura libera e ha la possibilità di usare il meraviglioso dono della sessualità sia come espressione di amore, sia come isolata soddisfazione del desiderio fisico. Ogni persona che abbia mai amato sa cosa significhi l’amore: te, e solo te, per sempre. Abbiamo tutti questo desiderio nei nostri cuori.

Realizzare l’amore attraverso la fedeltà è difficile, da quando l’uomo è stato cacciato dal Paradiso. Ma il matrimonio e la famiglia dipendono dall’amore fedele, come ogni bambino sa e desidera. La sessualità incide sullo “stato di salute” della famiglia e come va la famiglia, così va la società.

Per questo motivo, ogni società protegge le norme sessuali con severe sanzioni, attraverso leggi e norme sociali. Questa era la norma fino al 1968: il sesso era lecito solo all’interno del matrimonio tra un uomo e una donna. Questa era la grande caratteristica che distingueva i cristiani dalle altre persone. Ora la situazione è invertita: la salvaguardia delle norme morali è criminalizzata come “discriminazione”. Viviamo in un mondo post-cristiano, in una cultura iper-sessualizzata in cui i media, la pubblicità, la pornografia, la letteratura stimolano in modo continuo il desiderio sessuale. Cinquanta sfumature di grigio – una celebrazione del sadomasochismo – è libro più venduto di tutti i tempi su Amazon. Le conseguenze: quasi ogni secondo un matrimonio finisce, si genera nei bambini – con il divorzio – un trauma che dura tutta la vita, il sesso prematrimoniale è la norma, si ha un 20% di ragazze madri, che hanno ricevuto per il 60% aiuti sociali, pornografia, tossicodipendenza, abuso sessuale di massa dei bambini, l’assurdità storica del “matrimonio gay”. E l’illusione che l’uomo possa cambiare il suo sesso. Le generazioni successive avranno difficoltà a spiegare come le persone si sono perse.

Sì, la situazione è preoccupante! Abbiamo bisogno di pentimento e di pulizia, se vogliamo che la nostra società possa riprendersi».

  • Anche il sottotitolo del libro è significativo: “Distruzione della libertà in nome della libertà”. Il relativismo etico ci sta incatenando?

«La deregolamentazione delle norme sessuali viene venduta come “libertà”: fai ciò che vuoi purché non sia in conflitto con la legge. Per evitare questo conflitto, ad esempio per i tossicodipendenti, le leggi sono costantemente liberalizzate. I Verdi in Germania hanno introdotto leggi negli anni ’90 per legalizzare la pedofilia.

Questo si basa su un concetto infantile di libertà. Al massimo dopo tre anni, un bambino deve imparare che la libertà è legata a una vera percezione della realtà, cioè alla verità e alla responsabilità: le nostre azioni hanno conseguenze per noi stessi e per gli altri. Nel frattempo è diventato discriminatorio nominare le evidenti conseguenze negative del comportamento non eterosessuale. La società post-cristiana si è arresa al relativismo etico, credendo di poter fare a meno dei Dieci comandamenti e dei diritti umani universali, come stabilito nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Ma chi può dimostrare che stiamo meglio se non diamo gloria a Dio, non santifichiamo la domenica, non onoriamo il padre e la madre, rompiamo il matrimonio, rubiamo, mentiamo e distruggiamo il mondo, perché il nostro sistema economico è basato sull’avidità?»

  • Come ci si può opporre a questa deriva? E, soprattutto, preservare i più piccoli?

«Il vento inizia a girare. I partiti conservatori stanno emergendo in molti Paesi e vengono eletti governi conservatori. Victor Orban è stato eletto per la terza volta dal popolo ungherese con la maggioranza dei due terzi dei voti. Il cartello di potere di sinistra, guidato dall’UE e sostenuto dai media mainstream, è preoccupato che le strategie manipolative della coscienza di massa non funzionino più correttamente.

Inoltre, sebbene l’ideologia gender penetri anche nelle chiese, c’è un nuovo risveglio tra i cristiani, sorgono movimenti di preghiera, un vero discepolato. Sono, come ha detto Papa Benedetto, le “minoranze creative” che determinano la storia. Chiunque sia veramente toccato da Gesù, aprirà gli occhi e diventerà attivo. Ottiene il potere di superare la propria paura e codardia e trova invece la gioia che deriva dall’impegno per il Bene.

Raggiungere i bambini attraverso la sessualizzazione forzata nelle scuole è una perfida strategia per distruggere la famiglia, alla quale bisogna resistere. Abbiamo bisogno dei padri per fare questo. Il suo primo lavoro è proteggere la sua famiglia. È diverso se la madre in una serata per genitori difende dal contenuto pornografico dell’istruzione sessuale, oppure se il padre va a scuola e dice: “Non con il mio bambino!”. Non possiamo rimanere in silenzio. Dobbiamo protestare. Questo è potuto accadere perché i cristiani pensavano che si trattasse esclusivamente dei diritti delle piccole minoranze sessuali. In realtà siamo esposti a un attacco globale alla famiglia. Stiamo celebrando la risurrezione di Gesù Cristo. Se non fosse veramente risorto, non sapremmo nulla di questo predicatore viaggiante morto sulla croce. Oggi noi sappiamo che, dopo la crocifissione, la risurrezione arriva nella vita di ogni individuo e penetra nella storia».

Giulia Tanel

Di seguito vi mostriamo il video dell’intervento di Gabriele Kuby.

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