01/03/2014

Trento – Militanti gay minacciano un Consigliere comunale

Continua il clima di intimidazione e di profonda intolleranza nei confronti di tutti coloro che civilmente e nelle sedi appropriate si occupano di difendere il diritto dei bambini di avere un padre ed una madre.

L’ultimo in ordine di tempo a subire queste attenzioni è il Consigliere comunale Claudio Cia, esponente di una civica di centrodestra a Trento.

La causa scatenante è un ordine del giorno, di cui Cia risulta essere il primo firmatario, che chiede al Comune di attivare i Servizi sociali per individuare sul territorio eventuali casi di omogenitorialità per poter attivare un controllo sull’ambiente in cui i figli crescono e valutarne l’adeguatezza. Nessuna conclusione a priori, quindi, solo la richiesta di procedere con dei controlli a favore del benessere dei minori. 

Tanto è bastato per scatenare le isteriche e scomposte reazioni del mondo GLBT. Cia è stato fermato per strada da tre persone che lo hanno minacciato ed altrettante minacce ed offese sono giunte al Consigliere tramite facebook.

Di seguito riportiamo l’articolo uscito sul quotidiano “Il Trentino”.

«Mi hanno dato dell’omofobo e del fascista e mi hanno minacciato per il mio ordine del giorno in Consiglio comunale a Trento». A dichiararlo è Claudio Cia, firmatario con una serie di altri consiglieri della minoranza di centrodestra in Consigli a Trento di un ordine del giorno in cui chiede che «i Servizi sociali del Comune, individuati sul territorio casi di omogenitorialità singola o multipla, verifichino l’ambiente di crescita del bambino, in considerazione dell’assenza di una figura materna o paterna, per deliberata scelta che sottende motivi di illegalità e la segnali immediatamente al sindaco».

«Ieri sera – racconta, in riferimento alla seduta del Consiglio terminata senza il tempo per discutere l’ordine del giorno in questione – tre persone mi hanno fermato per strada, senza farmi del male fisicamente, ma di fatto impedendomi di proseguire a camminare. Le minacce sono state a parole, ma ho avuto per la prima volta davvero paura. Mi chiedo se si debba avere paura di esprimere pubblicamente il proprio pensiero. Sono dalla polizia a sporgere denuncia». «Ma le minacce mi sono arrivate anche via Facebook – spiega – perché oltre a chi mi ha scritto pubblicamente il dissenso, c’è anche chi con messaggi privati, mi dice che sono demente, omofobo, fascista, che ho bisogno di curarmi. Uno accenna anche al fatto che ho dei figli. Non li minaccia, ma ne parla».

«L’Arcigay grida allo scandalo – prosegue – e io sono consapevole di essere un piccolo consigliere di fronte a un’ organizzazione grande, ma dovrebbero leggere anche la premessa, dove dico chiaramente che ogni persona deve poter sentirsi legittimata e non giudicata nell’esteriorizzare e vivere la propria affettività, ma altro sono i figli. Io non attacco i gay, mi preoccupo per i bambini. Quindi sono fermo su quell’ordine del giorno e non lo rinnego». «Ma qualcuno ci pensa – domanda – al discorso degli uteri in affitto? Le spese le fanno le donne povere, che per ottenere del denaro farebbero anche questo. Quando parlo di ‘motivi di illegalità» da individuare intendo questo».

Fonte: Il Trentino

 

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