13/02/2018

Un candidato del PDF a Pescara: per un umanesimo integrale

Ci ha scritto una lettera  per presentarsi ai nostri Lettori un candidato alla Camera del Popolo della Famiglia Giovanni Marcotullio. Ci spiega i punti principali del suo programma e perché, secondo lui, il voto al PdF non è un voto sprecato, visto il nuovo sistema elettorale che non assegna alcun seggio se il partito non ottiene il 3% su scala nazionale.

Sono il candidato al collegio Camera uninominale di Pescara.  Anche nel territorio pescarese, come in quello abruzzese e in tutta Italia, il PdF ha una proposta realmente alternativa fondata su un vero umanesimo integrale e pienamente rischiarata al lume della Dottrina sociale della Chiesa.

La prostituzione

Penso ad esempio al dramma della prostituzione, che per quanto sia comune a tutta la riviera adriatica conosce nel segmento da Montesilvano a Francavilla una concentrazione impressionante. Le precedenti amministrazioni, nel tentativo di arginare il degradante fenomeno, hanno sì aumentato le ronde e ristretto le “zone di tolleranza”, ma con questo hanno ottenuto poco più di un incremento del sommerso: inchieste della stampa locale, non troppo datate, hanno stimato (per difetto!) che il giro d’affari degli “appartamenti-bordello” nella conurbazione si aggirerebbe intorno ai 15 milioni di euro annui.

Perché la stessa polizia e gli investigatori possono solo alzare le mani, quando entrano in un appartamento e trovano una donna (o un trans) che opera “in proprio”, senza far riferimento a uno sfruttatore: colpa del noto vuoto normativo dell’ordinamento italiano. Ma se la Legge Merlin è imperfetta, molto di più è irresponsabile pensare di migliorarla sostituendo al pappone lo Stato, come la Lega di Salvini intenderebbe fare quando fosse al governo. In realtà, se lo Stato andasse a mangiare su quel denaro (15 milioni solo nel pescarese, e calcolando tariffe non paragonabili a quelle di Efe Bal), non farebbe che allentare il tessuto sociale – a dispetto di fraseologie invalse, la prostituzione non è un lavoro, essendo di per sé inabile a produrre beni e/o servizi che inneschino dinamiche socio-economiche virtuose. Giustamente voi di ProVita ricordate alla blogosfera che l’Unicef non può dire di avere davvero a cuore la vita se si cura dei bambini solo dopo la nascita; analogamente il Popolo della Famiglia non può contentarsi neppure di proporre un cospicuo reddito di maternità per le donne che si dedichino alla famiglia a tempo pieno, se non può evitare che le nostre figlie si vedano proporre il meretricio come una prospettiva professionale tra le altre. L’alternativa è la tolleranza zero, già testata con successo in Svezia – tutto tranne un Paese confessionale o uno Stato etico, dunque.

Lo spaccio

Questa e altre zone d’ombra della legalità nel nostro ordinamento (penso anche alla tolleranza de facto relativamente allo spaccio di hashish e marijuana) lasciano ampi spazi di manovra alle associazioni malavitose, in cospicuo numero in mano agli stranieri (soprattutto nigeriani e rumeni per le strade, ma occhio ai cinesi dei “centri massaggio”…).

I migranti

Ecco un altro esempio di come una proposta valoriale abbia delle ricadute pratiche nei territori, nelle amministrazioni e fin nella vita dei cittadini. Nel corso degli ultimi due anni il Pescarese è stato silenziosamente colonizzato da ondate di migranti: come sappiamo, le ondate sono avanzate tramite le scriteriate politiche di accoglienza indiscriminata e le collaborazioni più o meno interessate di privati – che solitamente mettono a disposizione immobili di proprietà – e onlus incaricate dallo Stato di curare l’accoglienza dei migranti. Il risultato è che molti paesini del pescarese si sono visti inoculare un’importante presenza straniera in casa senza che le istituzioni territoriali avessero preso alcun accordo previo con le amministrazioni: queste ultime sono infine state abbandonate alla loro iniziativa, nella gestione della vera e propria accoglienza di queste persone, e mentre i privati e le associazioni spremono la mammella dello Stato i sindaci guardano a queste decine di giovanotti che si aggirano per i paesi vedendo in essi, nel loro ozio remunerato, una pericolosa bomba a orologeria. Il Popolo della Famiglia non è dimentico del diritto all’emigrazione, ma prima ancora riafferma il diritto a non emigrare, e propone di impegnare la politica internazionale nella stipulazione di accordi bilaterali nei confronti dei Paesi d’origine dei migranti. Per quanto riguarda la presente situazione, è chiaro che i giovani africani ormai stanziati nelle nostre campagne non meritino di essere guardati come delinquenti: urge però che venga promossa una vera e fattiva integrazione, scoraggiando con ogni mezzo tanto il perdurare dello stato di ozio quanto l’aspirazione di molti migranti ad andare nelle nostre grandi città – ove facilmente diventano manodopera delle criminalità organizzate. Sarebbe invece da promuovere l’incontro, ove ne sussistano le condizioni (penso ad esempio al noto caso di Ripabottoni in Molise), fra le nostre comunità rurali afflitte dallo spopolamento e le giovani forze di quanti possono, tra le nostre accoglienti campagne, costruire un futuro degno.

Emergenza natalità

Questa è per noi solo una misura temporanea, per tamponare i danni promossi da visioni mondialiste alla Soros: l’emergenza natalità, che è la prima grande piaga della nostra Italia, non si può risolvere con una sostituzione etnica. Occorre promuovere la cultura della vita nei modi più fattivi – 1.000 euro al mese alla madre di famiglia che si dedica alla casa e all’educazione della prole ci sembrano un modo fattivo – e promuoverla soprattutto negli ambiti educativi: duole in tal senso constatare che uno degli ultimi atti della giunta Alessandrini (Pd), a Pescara, prima delle elezioni di marzo, sia stato il taglio delle ore di sostegno scolastico. Il provvedimento reca la firma dell’assessore Allegrino, che umanamente è persona degnissima (e anche vicina alle nostre istanze): esigenze di partito, tuttavia, l’hanno portata a tradurre il DGR n.409/2017 (la Regione Abruzzo è guidata dal pescarese piddino Luciano D’Alfonso) in questo irricevibile taglio, vergognoso ai limiti dell’incostituzionale.

Perché votare PDF

Con questa considerazione arriviamo anche a illustrare perché il voto al PdF non è un voto perso, anche se (almeno al collegio uninominale, con sistema maggioritario) è difficile pensare a un plebiscito in questa tornata elettorale. Non è un plebiscito quello che ci serve, come cattolici e come uomini di buona volontà che intendono ricentrare la politica nella persona umana: il voto al Popolo della Famiglia, dato in coscienza, non può essere un voto inutile. Diversi sacerdoti pescaresi mi hanno contattato dicendomi che grazie al PdF voteranno «almeno col cuore in pace». Non è poco, ma non basta: chi vota PdF contribuisce a dare – come ha detto due giorni fa mons. Antonio Suetta – «un segno di novità e discontinuità rispetto al passato, ad una visione politica incentrata solo sull’economia, sulla massimizzazione del profitto e sull’andamento dei mercati». «Alla famiglia […] – aveva scritto al suo popolo il Vescovo di Ventimiglia e Sanremo – dobbiamo chiedere che tuteli, sostenga, promuova e protegga, la famiglia, la nascita di nuove vite umane, la cura per gli ammalati e per i più bisognosi». Ecco perché votare Popolo della Famiglia ha un vero e profondo senso: non perché vinceremo, né perché siamo i migliori. Ha senso votare PdF perché siamo gli unici in cui si trovano tutte e sole le istanze invocate da Suetta. Ho parlato prima del legame amicale che intratteniamo con l’assessore Allegrino, ma anche D’Alfonso è un cattolico sensibile alla dottrina sociale della Chiesa: eppure le direttive verticistiche del Pd di Renzi – che voleva essere “il partito della Nazione” ed è diventato il delnociano partito radicale di massa – vanificano ogni loro tentativo di “contaminazione valoriale”.

Ho parlato ora del centrosinistra, ma avevo parlato prima del centrodestra: in realtà è fallace e fuorviante suddividere la dottrina sociale della Chiesa in “parti di destra” e “parti di sinistra”: la Chiesa è veramente “esperta in umanità” (Paolo VI), e per questo la sua lezione quanto alla città degli uomini merita di essere considerata nella sua interezza. Per questo esiste il Popolo della Famiglia.

Redazione


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