17/12/2015

Utero in affitto – Parlano, pontificano... in odio a donne povere e a bambini?

Il dibattito sull’utero in affitto è costellato di “perle”, di interventi di intellettuali più o meno intelligenti (gli interventi, non gli intellettuali, per carità!). Da “intelligere”, cioè “leggere dentro”: non tutti i discorsi fatti  – voglio dire – analizzano il problema fino in fondo.

Abbiamo esposto le nostre opinioni in varie occasioni, e abbiamo quindi già risposto a quelli che non hanno tempo di intus legere, sia che abbiano già scritto, sia che scriveranno. E’ inoltre alle stampe il numero del prossimo gennaio del mensile Notizie ProVita, interamente dedicato ad approfondire la questione.

Ma quando parlano persone veramente al di sopra del volgo volgare (di cui facciamo parte anche noi), persone che siedono sul trono dell’intellighèntzia pura, noi – con i nostri semplici ragionamenti  da “foglie verdi d’estate” – qualcosa la vogliamo sottolineare.

Marina Terragni è venuta in nostro aiuto, per rispondere all’esimio prof. Umberto Veronesi. Egli sostiene che l’utero in affitto sia – addirittura – un sistema di assistenza e previdenza sociale idoneo a risolvere i problemi economici delle donne povere.

utero-in-affitto_veronesi_bisessualità_positivaLa Terragni, allora, nota: «Una donna povera che offre il proprio utero a pagamento “su base consensuale” è con ogni evidenza un ossimoro.

Come si può parlare di consenso in presenza di una disparità tanto grande tra i contraenti -una donna povera e una donna, un uomo o una coppia – ricchi? Di che genere di libertà si tratterebbe? Prevengo l’obiezione: qualunque contratto di lavoro si basa su questa disparità. Ma si può in questo caso, come nel caso della prostituzione, parlare di ordinario “lavoro”? (qui, anzi, si va molto oltre la prostituzione, perché c’è un “terzo”, il bambino oggetto di mercato, che come più volte abbiamo detto dovrebbe essere tenuto come primo).

Quanto poi alla “montagna di soldi” generata dal business della “gestazione per altri” (come nel lessico “corretto” che dietro l’eufemismo nasconde la sostanza della faccenda), si dovrebbe sapere che in molti casi alla donna ne arriva una minima parte, quando non niente del tutto. Nei paesi terzi le donne vengono messe sul mercato dai mariti, dai fratelli o da altri papponi, come si farebbe con una bestia fattrice. Un sacco di soldi li prendono le cliniche e i legali. C’è poi l’indotto turistico: viaggi organizzati, alberghi, ristoranti».

Alla Leopolda, intanto,  Matteo Renzi – cattolico –  fuori dal palco ha incontrato le “famiglie” Arcobaleno e gli ha fatto intendere che fosse per lui il ddl Cirnnà con la stepchild adoption sarebbe già legge. E il Ministro alle Riforme Istituzionali, Maria Elena Boschi, dal palco aveva ribadito che la legge sulle unioni civili sarà approvata al più presto, e Marilena Grassadonia, presidente delle “famiglie” Arcobaleno, sempre dal palco, aveva perorato la causa dei “bambini discriminati”.

utero-in-affitto_Fedeli_gender_buona-scuolaC’è poi da notare il tentativo della senatrice Valeria Fedeli, sul Corriere della Sera del 15 dicembre scorso, di fare appello alla “pace sociale” e al dialogo: non è il momento di tirare in ballo l’utero in affitto e di “alzare muri”, dice la senatrice, adesso bisogna approvare la tanto desiderata legge sulle unioni civili che – secondo lei – con l’utero in affitto non c’entra niente. Poi, però, con palese contraddizione, difende la stepchild adoption, perché concede diritti a “diverse migliaia di bambini figli di omosessuali, in Italia” [correggiamo subito: poche centinaia: 529, per l’esattezza, secondo i più recenti dati ISTAT].

come fanno gli omosessuali ad avere figli? Certo qualcuno può essere reduce da un matrimonio prolifico [ma che strano: da “etero” si può diventare “omo”. Il contrario invece è assolutamente vietato!] ...

Comunque sui “diritti” negati ai figli degli omosessuali, c’è da fare una precisazione.

O i ragazzi in questione sono figli del suddetto precedente matrimonio, e allora hanno già un padre e una madre, quindi non hanno bisogno di essere adottati da nessuno, o sono figli di fecondazione artificiale o di utero in affitto. Quindi il primo e fondamentale diritto di detti ragazzini, che è quello di avere un padre e una madre, è già stato scientemente calpestato. 

Per metterci una pezza, vogliono dargli un “secondo padre” o una “seconda madre”.

Dal punto di vista naturale e affettivo non regge (e ne abbiamo discusso ampiamente  già).

Da un punto di vista legale nemmeno: quando un bambino con un solo genitore resta orfano, in base alla legge attualmente vigente il giudice lo affida alla tutela della persona che più ha consuetudine affettiva coll’interessato.

Quindi, già ora, la legge vigente consentirebbe al piccolo di continuare a vivere con il/la compagno/a del genitore defunto, se il giudice ravvisa in lui/lei i requisiti necessari.

Insomma tutta la questione è una vera e propria montatura ideologica finalizzata all’affermazione dell’ideologia stessa e a ingrassare il giro d’affari che c’è dietro la fecondazione artificiale, l’utero in affitto e il mercato di bambini connesso.

Dacia_Maraini_utero-in-affittoPoi c’è, sempre sul Corsera, ma del 16 dicembre, alle pagg. 26 e 27, la Dacia Maraini, che tira in ballo la Vergine Santissima che avrebbe custodito e partorito Nostro Signore per conto terzi (lo Spirito Santo) e l’avrebbe donato a San Giuseppe [a tal proposito ci permettiamo di consigliare alla signora di andare a ripassare un corso base di catechismo]. Dopo dà qualche stilettata alla famiglia che sarebbe “per statistica il luogo più pericoloso per donne e bambini”, [e vorremmo sapere quali statistiche ha letto la signora. Perché se è vero che esistono tanti episodi tristi e dolorosi di violenza familiare, sono ancor di più gli episodi di violenza all’interno delle coppie gay, secondo statistiche che qui si possono consultare e che sono prodotte anche da associazioni vicine all’attivismo LGBT].

Né andrebbe trascurata la violenza disumana insita nella pratica dell’utero in affitto, laddove si separa un neonato dalla madre che l’ha custodito nove mesi e partorito.

Infine, la Maraini ritira la sua firma dal documento delle femministe di SeNonOraQuando contrarie all’utero in affitto, perché deve pensarci su un po’ meglio, e conclude che  “negare la realtà è sempre un errore che si finisce col pagare caro”.

Ecco: finalmente un punto su cui siamo perfettamente d’accordo. Negare la realtà è male. Negare la realtà naturale è peggio. Non ci stancheremo mai di ripetere, con Jerome Lejeune (citato anche dal Papa, di recente): Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura non perdona mai.

Francesca Romana Poleggi

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