10/10/2018

Violenza sui pro life, parla Chiara Chiessi: «È degna di una dittatura»

Aggredire i pro life sta diventando uno sportViolenza sempre tollerata dal mainstream: prima solo verbale, poi sui manifesti e sulle cose (come è successo a  Monza, Cantù, Milano, ancora a Milano, a Bologna, ai volontari di Ora et Labora in Difesa della Vita, a quelli del Comitato No 194, ai volontari della Papa Giovanni XXIII e, infine, alle Sentinelle in Piedi, in diverse città italiane). Poi anche sulle persone. Si pensi al caso di Marie-Claire Bissonnette di Life Coalition, picchiata da un parrucchiere canadese “pro choice“, per la quale ovviamente nessun coro femminista si è levato, gridando alla “violenza sulle donne”.

Lo stesso hanno rischiato proprio ieri pomeriggio gli Universitari per la Vita. Pro Vita ha voluto intervistare la fondatrice del gruppo, Chiara Chiessi.

Chiara Chiessi, che attività stavate svolgendo con gli Universitari per la Vita presso l’Università “Sapienza” di Roma?

«Abbiamo chiesto il permesso per mettere un banchetto all’entrata del dipartimento di lettere e filosofia dell’università La Sapienza. Offrivamo un aperitivo agli studenti, dando i nostri volantini e opuscoli sullo sviluppo dell’embrione e facendo vedere riproduzioni di fetini di 12 settimane (come abbiamo fatto in molte altre occasioni)».

violenzaChe cosa è successo ieri?

«Dopo aver parlato in maniera pacifica con alcune ragazze pro choice femministe, siamo stati circondati da più di una ventina di studenti che si sono avvicinati al tavolino e hanno cominciato a strappare volantini, opuscoli e sperperare le vivande che avevamo portato per condividerle con gli altri. Siamo stati insultati, minacciati, ci hanno detto bestemmie e offese molto gravi. Una ragazza ha alzato un braccio per colpirmi (mi sono tirata indietro e non l’ha fatto). Sulla pagina Link Sapienza dicono di averci cacciato, quando in realtà siamo andati via perché era terminato il tempo a disposizione che avevamo per il permesso. Ci hanno dato dei fascisti. Hanno pubblicato una foto che ritrae anche alcuni di noi (a nostra insaputa) con scritto “Fuori i pro life dall’università”».

Si sono verificati altre volte episodi simili?

«Sì, due anni fa avevamo organizzato un’iniziativa simile vicino la cappella universitaria della Sapienza. In quel caso, siamo stati attaccati da un corteo di “Non una di meno” che stava girando per l’università e che ha deviato per venire a incontrarci. Anche in quel caso nient’altro che urla, violenza e minacce».

Cosa hanno dimostrato i cosiddetti “pro choice” con il loro atteggiamento?

«Hanno dimostrato di avere paura di noi perché altrimenti una cosa del genere non sarebbe mai avvenuta. Se, come dicono loro, siamo solo quattro gatti, allora perché prendersi la briga di venire da noi e strapparci tutti i volantini? Inoltre, si riempiono la bocca di libertà d’espressione e democrazia, ma quello che hanno fatto con noi è degno di una dittatura. Impedire a delle persone di esprimere pacificamente le proprie idee è un qualcosa di ignobile, soprattutto in un’università».

Avete in programma di tornare a organizzare aperitivi nelle Università?

«Certamente, il 24 ottobre saremo all’università salesiana e a novembre a RomaTre (ancora non abbiamo deciso il dipartimento). Torneremo probabilmente alla Sapienza, anche per distribuire dei libretti che stiamo realizzando con vari articoli e testimonianze pro life».

Che messaggio date agli studenti universitari?

«Il messaggio che diamo è quello di ribellarsi a chi vuole imporre la dittatura del silenzio e della morte. È chiaro come questi poveri studenti fossero in difficoltà perché alle nostre argomentazioni hanno risposto con insulti e urla.

Noi dalla parte nostra abbiamo la Vita, loro solo violenza e minacce».

Luca Scalise

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