25/02/2013

Vita prenatale, relazione che è già amore

Pensate a un bimbo, nel tepore dell’auto, avvolto dal seggiolino, cullato dal dondolio della strada, e incantato dal brusio del motore e delle voci dei genitori. Niente di più facile che si addormenti. Questo perché tale situazione ricostruisce quella che il nascituro viveva nel grembo materno. La memoria di quelle sensazione è già una prova tangibile della vita che si costruisce giorno per giorno, dal concepimento al parto. L’immagine portata dal professor Carlo Bellieni, docente di Terapia neonatale all’Università di Siena, è efficace e coinvolgente.
E al di là delle parole della scienza, non sono mancati momenti emozionanti al seminario organizzato al Policlinico Gemelli di Roma “La vita prenatale: indagando il mistero dell’essere”. Come a inizio dei lavori, quando il professor Zeppilli ha letto un suo sonetto in romanesco dedicato a una bimba nata e spirata per gravi malformazioni genetiche, ma non senza aver prima «respirato l’amore».
O in occasione della testimonianza di Roberto Corbella, papà di Chiara, la giovane romana che – dopo aver dato alla luce due bimbi morti subito dopo il parto – ha deciso di dar corso alla terza gravidanza ritardando le cure per un carcinoma alla lingua: Francesco è nato sano e sta bene, ma Chiara non ce l’ha fatta. «Ha fatto tutto con molta naturalezza – dice Roberto – ha fatto quello che le sembrava giusto e quindi anche a noi che le stavamo intorno è sembrato naturale. L’abbiamo accompagnata seguendo il percorso che ci ha indicato.
Certamente ci sono stati momenti di fatica ad accettare certi passaggi però non siamo mai andati in crisi».
Chiara ha insegnato a suo padre anche un approccio diverso nei confronti della vita in gestazione: «Avevo una visione molto laica, molto cruda, compreso il tema dell’aborto che pensavo fosse una soluzione normale in tanti casi. Ma già la prima gravidanza di Chiara, terminata con la perdita di Maria Grazia Letizia, è stata l’occasione di capire quanto non avevo capito prima.
Credo che questo tema sia fondamentale: la maggior parte delle persone non sa tante cose, ci viene presentata un’informazione spesso troppo superficiale». Superare chiusure ideologiche appellandosi alle evidenze che la scienza ci propone.
Questa la strada secondo Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale alla Cattolica di Roma, per operare una pacificazione culturale tra credenti e non credenti. Quali sono queste evidenze? «Innanzitutto il protagonismo biologico dell’embrione, che ha fatto dire dieci anni fa al British Medical Journal, in un editoriale, che l’embrione è un attivo orchestratore del suo impianto e del suo destino.
Poi la relazione che ha l’embrione con la madre e quando questa relazione viene distrutta ci sono conseguenze eccezionali sulla salute psicologica della donna. Infine l’approccio medico verso l’embrione considerato un vero e proprio paziente».
Insomma c’è un soggetto senziente, capace di relazioni.
Questa è vita. E va difesa.

di Pierluigi Vito

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