14/06/2017

BNL cambia nome. Da domani sarà BNLGBT

Abbiamo visto che la BNL si sta adeguando ai tempi che corrono, anche in campo morale. Dice di farlo per i diritti di tutti... Qui si riflette sul fatto che della morale e dei diritti – forse – in realtà non interessa proprio niente...

Nella sua storia centenaria (nasce nel 1913), la BNL vanta una tradizione di presenza sul territorio che poche banche possono vantare, come ad esempio quella che più ha truffato i suoi clienti: il Monte dei Paschi di Siena nata nel lontano 1472, ben vent’anni prima della scoperta dell’America.

Ma torniamo alla BNL ed alla sua storia che in poco più di un secolo ha visto numerosi cambiamenti, fino ad arrivare al suo odierno assetto (concretizzatosi attraverso la fusione e la conseguente trasformazione dovuta al suo ingresso nel gruppo BNP Paribas frutto di un accordo con partner francesi).

Ora la famosa BNL si trova davanti ad un bivio: cambiare nuovamente nome?
Sarà una scelta dolorosa e sofferta, ma alla fine, necessaria.
Ma perché questo cambiamento?

Se avete un attimo di pazienza, proverò a spiegarvelo brevemente.

Lo scorso 15 maggio 2017, la BNL – BNP Paribas, nella Diamond Tower, il cosiddetto «diamantone» (il grattacielo di Milano dove la banca francese, proprietaria del marchio BNL, ha recentemente trasferito i suoi uffici), ha promosso una singolare iniziativa dal titolo «In un mondo che cambia, la diversità è una strategia vincente».

Insomma, in parole povere, il 15 maggio scorso è nato BNP Paribas PRIDE Italia, il network dedicato al riconoscimento della comunità LGBT in azienda con il supporto del network PRIDE di BNP Paribas presente in altri Paesi (Francia, Belgio, Portogallo, UK e USA).

Non è stata affatto un’iniziativa fatta in sordina. Tutt’altro, in quanto alla presentazione hanno partecipato l’Amministratore Delegato di BNL e Responsabile del Gruppo BNP Paribas Italia, Andrea Munari, il Direttore HR di BNL e BPI, Floriana Dupta, l’Executive Director di Parks, Igor Suran, ed infine (e come potevano mancare!), le cofondatrici del network Giovanna Spinazzola e Costanza Tantillo.

Nel sito ufficiale della BNL viene divulgato un comunicato stampa (se vi va di leggerlo, lo trovate in fondo alla pagina…), a dimostrazione dell’orgoglio che ha pervaso l’idea e la realizzazione di questa indispensabile, ma ipocrita, messa in scena.

Sfido chiunque di voi abbia un minimo di buonsenso a rispondere a questa domanda: «Ma voi, veramente credete che una banca di affari come la BNL-BNP Paribas, possa pensare alle «diversità» allo stesso modo con cui pensa a fare quattrini giocando in borsa e nei mercati finanziari del pianeta che sono la manna per le riserve economiche e finanziarie dell’azienda?»

Beh, se credete questo, allora chiudete subito questa pagina e non continuate a leggere perché altrimenti sarete colpiti da qualche crisi isterica prima della fine del racconto!
Dunque dicevo, ai pochi rimasti, forse in un mondo di gay, di lesbiche, di transessuali e chi più ne conosce, più ne citi, tutto ciò sarebbe normale, ma se è vero – come è vero – che questa … comunità è una ristretta minoranza, allora l’iniziativa della BNL non può che rientrare fra le manifestazioni di propaganda e di pubblicità, affinché il nome dell’azienda circoli sui giornali e qualcuno ne parli!

Attraverso questa iniziativa, BNL-BNP Paribas ci fa sapere che vogliono migliorare l’ambiente per queste persone. Ma chi ci crede?

Ci dicessero come hanno migliorato l’ambiente di lavoro per le decine, forse centinaia, se non migliaia, di mamme che non sanno come sistemare i figli prima di recarsi al lavoro.

Ci dicessero come hanno migliorato l’ambiente di lavoro per chi è costretto ad assentarsi spesso dall’ufficio perché affetto da patologie anche gravi, ma non riconosciute.

Ci dicessero come hanno migliorato l’ambiente di lavoro per quei dipendenti che sono costretti a vendere titoli spazzatura da rifilare magari a poveri ed ignari pensionati che si fidano della «loro» banca.

E ci dicessero, infine, perché hanno cancellato un numero significativo di contratti a tempo parziale, riconducibili soprattutto a giovani mamme, dimostrando, in tal modo, più un interesse – che fa tendenza – alle teorie mondialiste, tutte contro la Famiglia naturale (cioè l’unica!) piuttosto che all’aspetto sociale che riguardava le donne licenziate!

E allora questa operazione di facciata non può che portare al cambio del nome: non più BNL, ma BNLGBT.

E voglio terminare con un appello ai correntisti: «Chiudete i vostri conti correnti. Portate altrove i vostri soldi. Interrompete ogni rapporto e lasciate che la banca diventi la banca delle «lesbiche», la banca dei «gay», la banca dei «bisessuali», la banca dei «transessuali». Lasciate che siano solo loro ad avere a che fare con questa … «comunità»…

Voi che non siete nessuno di questi, cercatevi un altro istituto.
Forse non avrà una storia centenaria come la BNL, ma almeno avrà dimostrato di essere più serio per non aver messo in atto simili pagliacciate!

Clemente Mario Pansa


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