13/08/2015

Aborto – Gli organi dei feti venduti dalla PPF trapiantati nei ratti

Il fatto che si vendano a pezzi i bambini vittime dell’aborto è orrendo di per sé.

Ma la cultura della morte è capace di aggiungere orrore su orrore, in un crescendo che probabilmente non ha limite.

LifeSiteNews ci informa che sia le università private, sia l’amministrazione federale degli USA sperimentano il trapianto di detti organi fetali nei ratti, allo scopo di farli sviluppare per renderli idonei ad un ulteriore uso negli esseri umani.

La StemExpress, infatti, una dei clienti di Planned Parenthood nella macabra compravendita, pare l’abbia ammesso: detti tessuti umani servono ad “umanizzare”, appunto, i ratti.

Uno dei progetti condotto dal ricercatore Eugene Gu della Duke University  è teso a far crescere organi umani negli animali per porre fine alla penuria di organi da donatori che attualmente si registra nel campo dei trapianti.

Gu ha usato reni umani, forniti dalla StemExpress, e li ha impiantati nei ratti, riuscendo ad evitare il rigetto.

Il National Institutes for Health (NIH) sta conducendo esperimenti analoghi in Montana e in Massachusetts, con gli organi dei bambini abortiti tra le 17 e le 22 settimane .

BludentalInoltre il NIH ha creato topi che contengono sistemi immunitari umani per studiare le reazioni all’infezione da HIV e aiutare a sviluppare un vaccino idoneo contro il virus.

Gli esperimenti del NIH, cominciati nel 2014, sono sovvenzionati da fondi governativi, quindi dai contribuenti americani, mentre quelli della Duke University da donazioni di privati.

Curiosamente, dice LifeSiteNews, il sito della Stem Express, dopo la pubblicazione del primo dei video girati dal Center for Medical Progress (CMP) [qui potete vedere il link al video n.5 dove trovate i links agli altri 4], non ha funzionato per circa una giornata, dopodiché la società ha ottenuto in via giudiziale un’ordinanza restrittiva che vieta alla CMP di far apparire i funzionari della StemExpress in ulteriori filmati.

Apprendiamo poi da LifeNews che anche nell’Università del Wisconsin la dottoressa Shannon C. Kenney del laboratorio McArdle ha usato fin dal 2012 fegato e timo umano reperito da “Advanced Bioscience Resources (ABR)” per i suoi esperimenti.

I tessuti, ottenuti da feti abortiti tra le 17 e le 20 settimane, sono impiantati nei topi. Uno dei rapporti in cui si descrive questa pratica si intitola “An EBV Mutant with Enhanced BZLF1 Expression Causes Lymphomas with Abortive Lytic EBV Infection in Humanized Mouse Model”.

In un altro articolo si legge della pubblicazione di John D. Loike, apparsa sulla rivista The Scientist si intitola When Does a Smart Mouse Become Human?” (Quand’è che un topo intelligente diventa umano?) Si pone la domanda per via delle ricerche condotte alla University of Rochester dove le cellule gliali umani sono impiantate nei cervelli dei topi. Il risultato è che i topi diventano molto più intelligenti. Gli scienziati ci tengono a precisare che restano topi con intelligenza da topi, ma sono in grado di usarla meglio ...

Che questo apra le porte a scenari agghiaccianti (vedremo un giorno dei “topuomini”?) è innegabile.

Al contempo, forse la scienza potrà anche riuscire a curare tante malattie neurologiche. Ma siamo sicuri che il fine giustifichi i mezzi?

Con i tempi che corrono temiamo che forse l’unica speranza di far cessare queste pratiche discutibili e il mercimonio che le sottende sta nella propaganda degli ambientalisti e degli animalisti: perché i topi da laboratorio coinvolti nella vicenda, loro sì, fanno davvero pena.

 Redazione

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