22/06/2018

Aborto non è scelta: oltre a Letizia, Valeria

Dopo la tragica storia di Letizia, e le storie di SusannaGiuliaRossana e LiljanaElena e Camilla, Anna e Sara, è la volta di Valeria: anche lei, come Letizia, ha subito la pressione dei genitori che volevano costringerla all’aborto, alla faccia dell’autodeterminazione.

La “libertà di scelta”

Continuando nel percorso intorno all’istigazione all’aborto, altri attori compaiono di frequente: i genitori (e gli altri familiari).

Anni fa vi erano giovani che cercavano l’aborto nonostante i genitori contrari. Oggi si assiste al ribaltamento dei ruoli... figlie che dicono con forza: «Non voglio uccidere mio figlio!» e genitori che, per un errato spirito protettivo, le spingono all’aborto. Senza rendersi invece conto che le spingono verso un precipizio.

E quando non riescono a convincerle con i ragionamenti, ecco le liti, le minacce, la svalorizzazione («Alla tua età non sei in grado di occuparti del bambino!»), la colpevolizzazione («Se stavi attenta non restavi incinta!»), il ricatto («Ti buttiamo fuori di casa!»), il trasporto a forza in ospedale...

È nota la storia di una sedicenne incinta di Trento, su cui i genitori hanno esercitato ogni genere di pressioni, arrivando a chiedere al tribunale di obbligarla all’aborto, finché la ragazza ha ceduto. Dall’altro capo d’Italia una studentessa siciliana ha dovuto fingere di aver subito l’aborto e ha poi trascorso alcuni mesi in convento pur di superare l’opposizione della famiglia.

Quando l’invito viene da una persona con cui ci sono dei legami forti, la ragazza vive un grosso conflitto tra queste spinte e il desiderio di prendersi cura, di difendere quella piccola vita.

Tante purtroppo non hanno la forza di ribellarsi fino in fondo e cedono a questo misto di carezze e di minacce, di promesse e di ricatti.
Ma qualcuna riesce a evitare il destino che qualcun altro vorrebbe scrivere per lei, con esiti a volte sorprendenti.

Come è successo a Valeria: «Avevo poco più di quindici anni, frequentavo il liceo. I miei la presero nel modo più sbagliato possibile, volevano obbligarmi ad abortire, a rinunciare a qualsiasi mio diritto, e soprattutto ad ammazzare mio figlio... io non volevo, nella mia coscienza era una scelta sbagliata! Ma i miei mi fecero fare le analisi e prenotarono l’intervento. Arrivai in ospedale la mattina per l’interruzione con i miei genitori, mio fratello e il mio fidanzato che mi aspettava lì per fargli cambiare idea; ma fu tutto inutile, erano irremovibili... allora sia la presidente del CAV, sia il mio fidanzato chiamarono la polizia... ricordo perfettamente la parole di un’infermiera: «Se i tuoi hanno deciso così devi farlo!». I poliziotti portarono i miei in una stanza in modo da capire la situazione, io nel frattempo ero già con pigiama e pantofole e appena non vidi più nessuno cominciai a correre e scappare da una “scelta” imposta e sbagliata. Sotto mi aspettava il mio fidanzato e, per caso, la presidente del CAV, che mi portò dall’avvocato dell’associazione con il quale decisero di affidarmi a una famiglia fino allo scadere del terzo mese di gravidanza. Loro furono la mia salvezza, una famiglia che mi fece passare quelle settimane nel miglior modo possibile. I miei li vidi solo due volte tramite gli assistenti sociali».

Valeria viene infatti accolta in una famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. Passato il terzo mese, torna a casa e si riconcilia coi suoi. La sua conclusione è splendida: «Non finirò mai di ringraziare Dio per avermi dato fede e forza e ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutata! A tutte le ragazze nella mia situazione, dico: Non mollate! La forza, il coraggio e la fede vi aiuteranno a superare ogni ostacolo!»

Andrea Mazzi

Fonte: NotizieProVita, marzo 2014

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.