08/10/2017

Chi può predire esattamente la fine della vita?

Tutti, anche i professionisti, possono commettere errori: è la natura umana. Tuttavia, se i medici sbagliano nel valutare l’aspettativa di vita dei pazienti, l’errore può essere fatale: si somministra l’eutanasia, si chiede il suicidio assistito, si sospendono cibo e acqua per adempiere alle DAT, e poi non c’è più rimedio.

I medici non possono valutare con precisione quando un paziente morirà. Anche se si tratta di un malato “terminale”. E’ un recente studio ha rivelato che le valutazioni dei medici sulla durata della vita residua dei malati sono quasi sempre sbagliate: l’indagine statistica in questione è stata condotta dal Paddy Stone University College di Londra, che ha esaminato 25.718 casi in 22 studi.

Più della metà dei pazienti che i medici pensavano sarebbero morti al massimo entro un anno sono vissuti più a lungo. In un terzo dei casi, invece, non sono riusciti a capire che i pazienti sarebbero morti da lì a pochi mesi.

Questi errori da un lato rischiano di sovraffollare inutilmente gli hospice, dall’altro possono abbreviare la vita delle persone, oppure potrebbero indurci a riflettere sul fatto che la scienza non è padrona della vita e della morte, e non lo sarà mai,  nonostante lo spirito prometeico di tanti scienziati.

I medici sono all’ “età della pietra” in tale attività predittiva, dice The Times : di solito, in base ai referti e alle diagnosi, si chiedono semplicemente se sarebbero sorpresi della morte del paziente entro i prossimi 12 mesi. E se la risposta è che no, non sarebbero sorpresi, magari determinano la “sospensione dei trattamenti” e l’uccisione del malcapitato.

Non è la prima volta che le ricerche hanno verificato che le valutazioni di fine vita per le malattie terminali sono soggette a errori. Il professor Gregory Crawford ha sempre sostenuto che ogni individuo – con la sua malattia “standard” – ha comunque caratteristiche peculiari. Egli racconta di una ragazza di 15 anni con un cancro terminale, in un ospedale di Adelaide: le erano state date poche settimane di vita. E’ bastato cambiarle gli antidepressivi e la giovane è migliorata in modo miracoloso, sia fisicamente che psicologicamente. E’ vissuta in modo sereno, nonostante il grave male, per altri 12 mesi: ha fatto un viaggio, ha potuto realizzare alcune altre cose nella sua lista di desideri, e ha dato e ricevuto tanto amore dalla sua famiglia.

Conoscevo un anziano medico, di quelli di una volta, con un’esperienza clinica e cattedratica davvero vasta. Uno che ha dimostrato più volte di indovinare con uno sguardo e una tastata quello che molti apprendono solo dopo costosi esami strumentali. Ebbene, a 80 anni,  considerando i suoi vari problemi di salute – tra cui un tumore alla vescica e problemi cardiaci – si era auto diagnosticato la morte per infarto nel giro di quattro o cinque anni: è vissuto egregiamente fino a 93 anni e si è spento serenamente e naturalmente circondato dall’affetto dei suoi cari ...

Francesca Romana Poleggi

Fonte: LifeNews

 


AGISCI ANCHE TU! FIRMA LE NOSTRE PETIZIONI

NO all’eutanasia! NO alle DAT!

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.