17/06/2018

Droga libera per Saviano. La Rai darà diritto di replica?

«Saviano promuove la droga libera. Un prof risponde» è il titolo di un articolo di Federico Cenci su In Terris in cui un professore di scienze, Enzo Pennetta, chiede alla Rai il diritto di replica: l’educatore vero deve presentare i pro e i contro delle questioni e poi lasciare i discenti liberi di aderire criticamente all’una o all’altra tesi.

Questo se – ovviamente – si fa educazione e non indottrinamento...

La lezione di storia di Saviano è stato uno spot pubblicitario per la legalizzazione della droga

In prima serata, su Rai2, nella trasmissione Il supplente il  noto scrittore partenopeo ha spiegato – facendo un parallelismo con il proibizionismo degli alcolici in America, all’inizio del secolo scorso – che se la droga viene  liberalizzata, i criminali non guadagnano. E lo Stato farebbe cassa (3,9 miliardi di euro, secondo Saviano). Cenci fa notare che però il “supplente” non ha considerato i danni che «la legittimazione di un male (e la droga è un gravissimo male) può provocare nella società, specie nei giovani».

Pennetta, che è un insegnante di liceo – «ma docente vero, non un vip travestito da tale», fa notare Cenci – ha twittato: «Saviano entra in classe e con la scusa di fare lezione di storia fa uno spottone a favore della legalizzazione della cannabis. Scorrettissimo. Chiedo alla Rai di poter fare io una contro lezione sullo stesso argomento». 

Le critiche di Pennetta alle affermazioni di Saviano sulla legalizzazione della droga

  • Non si può equiparare l’alcol alla droga: «L’uso di Thc presente nella cannabis – spiega – danneggia la corteccia cerebrale provocando una diminuzione dei valori dei quozienti di intelligenza misurati con i test, come evidenziato da uno studio pubblicato sulla rivista ufficiale della United States National Academy of Sciences».
  • «Il problema della legalizzazione – dice – è che così un comportamento nocivo viene presentato in veste rassicurante e ne aumenta la diffusione». Inoltre – prosegue il biologo – «le limitazioni tipiche della legalizzazione lascerebbero inalterate le attività delle mafie». Pennetta osserva infatti che «la cannabis legale avrebbe costi di produzione più alti per via dell’obbligo del rispetto delle norme sanitarie e per l’onere della tassazione, la cannabis illegale resterebbe quindi più economica, oltre che a più alto contenuto di principio attivo, e le mafie continuerebbero a guadagnare».
  • Prosegue Cenci: «Pennetta nota un’analogia tra l’attuale campagna per la legalizzazione della cannabis e quella a favore del tabacco legale, condotta nel 1929 dal pubblicitario, padre delle tecniche di manipolazione di massa, Edwards Bernays. Quest’ultimo fece passare il fumo di sigaretta come un simbolo di emancipazione femminile, lavorando così al servizio delle industrie di tabacco. «Con la legalizzazione della cannabis – riflette Pennetta – quegli stessi miliardari vedrebbero aumentare a dismisura gli affari e invertirebbero la rotta in un momento in cui il consumo di sigarette ha visto una diminuzione dovuta alle restrizioni».
  • Saviano e chi è per la legalizzazione della droga, infine, fa il gioco anche dei poteri forti. «Così la pensa Pennetta, che ricorda come un altro scrittore, l’inglese Aldous Huxley, sempre negli anni ’20 “raccontava che le droghe ricreative sarebbero potute diventare uno strumento di sedazione sociale, istituendo una “dittatura dolce” ma molto più efficace di quella repressiva».
  • «Con la legalizzazione, infine, il vero prodotto in vendita diventerebbero loro stessi (i consumatori di droga): se qualcuno avesse detto alle femministe del ’29 che le sigarette non erano uno strumento di emancipazione ma un modo con il quale le corporation del tabacco avrebbero in modo spregiudicato fatto soldi sulla loro salute, sulle loro vite messe in vendita, la storia del fumo di sigaretta sarebbe andata diversamente».

Su questo portale e sulla nostra rivista abbiamo trattato diffusamente il problema della legalizzazione della droga (si guardi per esempio qui). E le stesse considerazioni di Pennetta sono state tratte, per esempio, dal compianto Paolo Borsellino e – più recentemente – dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, che ha votato la sua vita alla lotta alle mafie e quindi ai grandi spacciatori di droga.

Chissà se la Rai lo terrà in considerazione: vuole fare educazione o indottrinamento?

Redazione

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