10/02/2019

È svolta etica: il “taglio” di Trump al commercio di feti e di topi umanizzati

Tra i tanti orrori che si svolgono sulla pelle dei bambini non nati, spesso ben al chiuso, tra le pareti di cliniche e laboratori dove avviene l’inimmaginabile, c’è la notizia dell’incredibile traffico illegale di organi di feti abortiti di cui si è resa protagonista, qualche anno fa, la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood. Parliamo dell’inchiesta avviata, ormai da tempo, da un gruppo di giornalisti del Center for Medical Progress (Cmp), un’organizzazione no profit e pro life che, grazie a persone intrepide, fintesi procacciatori di tessuti fetali da fornire ai laboratori di ricerca, sono riusciti ad agganciare i vertici di Planned Parenthood, ottenendo, con alcuni impiegati della clinica, “colazioni di lavoro” a dir poco inquietanti, durante le quali veniva sciorinato un vero e proprio tariffario riguardante fegato, polmoni, cuori di bambini abortiti, tutto documentato da video girati grazie a telecamere nascoste e trasmessi anche via web.

Ma l’orrore non finisce qui, perché ultimamente si è scoperto anche, come scrive The Sun, che i bambini abortiti vengono usati nei macabri esperimenti che si svolgono negli Stati Uniti e che prevedono l’innesto di parti di feti su topi, utilizzati a loro volta per testare farmaci. La procedura consisterebbe nel rimuovere ghiandole e fegati di bambini non nati per iniettarli direttamente nei topi da laboratorio. Protagonista di questa terribile, ed è proprio il caso di dire “disumana” sperimentazione, è la StemExpress, uno dei “clienti” principali di Planned Parenthood nell’acquisto dei tessuti fetali che servono appunto, a “umanizzare” i ratti.

Tuttavia, questa “pratica” a dir poco controversa, è stata portata avanti e diretta anche dal National Institutes of Health (Nih), ente del governo americano e che pertanto, ultimamente, stava per intascare ben 98 milioni di denaro pubblico per usare bambini abortiti “in nome della scienza”, secondo la loro versione. Ma la vera novità è che, dallo scorso dicembre, tutti questi esperimenti alla “Frankenstein”, saranno meno all’ordine del giorno: l’amministrazione Trump ha, infatti, interrotto l’acquisto di altro materiale fetale e sta attualmente rivedendo tutta la procedura, tanto che, d’ora in poi, i progetti di ricerca sostenuti dal governo, dovranno fare affidamento sulle scorte congelate.

A questo punto, appare più chiaro che mai il motivo per cui si invoca tanto la liberalizzazione della ricerca sugli embrioni, come se fosse l’unico rimedio possibile a tutti i mali e si tratta per di più di un motivo che, come accade spesso nel caso di enti abortisti e sperimentazioni poco etiche, ha molto poco a che fare con la vera scienza.

Manuela Antonacci

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