22/04/2019

Filippo Anelli, il medico che si ribella all’eutanasia

Ottime notizie dal fronte pro life: il presidente della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ha fatto richiesta formale a tutti i suoi colleghi, qualora venisse approvata la legge sull’eutanasia, di rifiutarsi di fornire l’assistenza necessaria al paziente per arrecargli la morte e l’ha fatto tramite una comunicazione scritta in cui si legge:

«Ove il legislatore ritenga di modificare l’art. 580 c.p. e, quindi, di non ritenere più sussistente la punibilità del medico che agevoli “in qualsiasi modo l’esecuzione” del suicidio, restano valide e applicabili le regole deontologiche attualmente previste dal Codice». Anelli si riferisce in particolare all’art. 17 del Codice di deontologia medica, dove attualmente è scritto che «Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte».

A queste parole che riempiono di speranza, sono seguite invece quelle di Mario Riccio, medico di Piergiorgio Welby e dirigente dell’Associazione Luca Coscioni che ha tuonato: «Il fatto che il Presidente dell’Ordine a cui aderiamo affermi che il Codice deontologico sia superiore a una legge dello Stato è un fatto grave. Noi medici, così come ogni altro cittadino, siamo assoggettati prioritariamente alla legge. Abbiamo esempi storici chiari in cui il Codice deontologico è stato modificato, ad esempio con l’entrata in vigore della legge sull’aborto. Lo stesso dovrebbe essere fatto nel caso in cui il Parlamento o la Corte Costituzionale aprissero alla morte medicalmente assistita sotto forma di eutanasia o assistenza al suicidio».

Affermazioni che fanno rabbrividire in quanto partono dal principio dell’assoggettamento a priori e acritico a qualunque legge dello Stato, anche la più cruenta e ingiusta, come quella dell’aborto e in futuro quella sull’eutanasia e che rendono bene l’idea del clima totalitario che si sta piano piano creando, in cui il diritto naturale non trova più spazio e predomina l’etica situazionista e nichilista anche in campo giuridico. Una morale relativista che, come abbiamo visto in molte occasioni, tende a trasformare qualunque desiderio, anche il più aberrante e iniquo, in legge e in virtù di questo a renderlo socialmente accettabile trasformando chi si ribella a un simile “regime” in un pazzo da imbavagliare. Per questo ci auguriamo che il dottor Anelli non si faccia intimidire dalle parole di Riccio e che continui, anzi, nel suo intento, ricordando, in ogni occasione “opportuna e inopportuna” quanto una legge come quella dell’eutanasia che si sta cercando di far passare, oltre a rappresentare un’enorme macchia per la coscienza di ogni medico che si presti a una simile pratica, violi di fatto il giuramento di Ippocrate che ciascun dottore proclama nel momento in cui avvia la sua carriera: «Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio»; giuramento che racchiude il senso della professione medica che contempla, tra le cure da somministrare al paziente, solo terapie, e tra queste non è compresa la morte.

Manuela Antonacci

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.