03/11/2018

I vescovi argentini scendono in campo contro il gender

Da noi non se ne parla molto, ma queste sono settimane politicamente calde, in Argentina, per quanto riguarda le possibili modifiche alla legge di educazione sessuale integrale (dalla chiara impronta pro gender). Modifiche che il Parlamento sta esaminando e che contengono tutta una serie di criticità, che vanno dal contenuto di questa norma alla sua possibile obbligatorietà per tutte le scuole pubbliche di gestione statale e privata, confessionale o non confessionale. La delicatezza di questo passaggio che non è chiaramente solo politico, essendo anche sociale ed antropologico, ha fatto sì che la Chiesa argentina sentisse il bisogno, come usa dire, di scendere in campo.

Di qui la presa di posizione dei vescovi del Paese, confluita in una Dichiarazione intitolata Distinguiamo tra sesso, genere e ideologia, e centrata su quello che in fondo è il cuore della Legge di educazione sessuale integrale, ossia la «questione di genere». «Un tema», ammoniscono i presuli in un documento frutto del lavoro di tre Commissione episcopali – quelle dei laici e della famiglia, dei catechisti e della pastorale sanitaria -, «di grande importanza e rilevanza», ma di cui si è parlato «negli ultimi tempi ripetutamente, talvolta senza capire molto di cosa si tratti». Da questa premessa, discende il resto dell’appello che altro non è, in estrema sintesi, che un tentativo di fare chiarezza. Come? Anzitutto con una precisazione dei termini in ballo.

Una precisazione che consiste nella distinzione fra il sesso biologico, di chiara derivazione naturale, e il genere, esito di quegli inevitabili condizionamenti socioculturali con cui fa i conti lo sviluppo di ciascuno. Ma il fatto che sesso biologico e genere – scrivono i vescovi argentini – non siano la medesima cosa, non vuole certo dire che essi siano lontani o indipendenti, idea che invece è promossa dalla «cosiddetta ‘ideologia di gender’» che non solo «distingue sesso e genere», ma «li separa impedendo l’integrazione armonica di tutti gli aspetti della persona umana». Coloro che promuovono una visione antropologica non personalista ma genderista, infatti, che cosa affermano? Che non conta se sei biologicamente maschio o femmina, ma solo ciò che tu senti o preferisci di essere.

In altre parole, non soltanto il sesso biologico viene separato dal genere, ma viene brutalmente subordinato ad esso. Nasce da questa consapevolezza – e dal fatto che una simile visione ideologica rischia di essere imposta nelle scuole – la volontà della Chiesa argentina di fare chiarezza sui termini in gioco. In secondo luogo, nel documento dei vescovi si arriva a spendere parole di apprezzamento per il concetto di genere, «categoria di analisi culturale, un modo di comprendere la realtà» ma da non elevare, come vorrebbero alcuni, a dogma né tanto meno a qualcosa da insegnare agli studenti come fosse una sorta di verità rivelata. Il che è esattamente lo scopo dei promotori della Legge di educazione sessuale integrale.

Tanto è vero che, al di là di richiami e precisazioni sulla «questione di genere», che pure risultano preziosi e fanno davvero grande chiarezza, l’appello della Chiesa argentina si conclude mettendo in luce i pericoli di una norma che non soltanto accoglie pienamente la «cosiddetta ‘ideologia di gender’», ma pretende di imporla nel progetto educativo,«ignorando la libertà che aiuta i genitori e le istituzioni educative a educare secondo le proprie idee».

In definitiva, benché formulato da uomini di Chiesa, quello dei vescovi argentini – di certo positivamente influenzati, su questo, da Papa Francesco, che contro il gender ha numerose volte sferrato critiche vibranti – è un intervento non solo di grande laicità, ma anche di enorme buon senso; basato cioè non su elementi religiosi ma antropologici e valoriali, a partire da quella libertà educativa giorno dopo giorno, purtroppo, sempre più nel mirino di correnti ideologiche che, come noto, dicono di essere per l’apertura e la tolleranza.

A conferma dell’efficacia anche argomentativa del documento Distinguiamo tra sesso, genere ed ideologia, si può ricordare come questo – unitamente alla imponente manifestazione di domenica scorsa, che ha visto migliaia di persone in piazza con lo slogan #ConMisHijosNoTeMetas pare abbia indotto il presidente Mauricio Macri a cambiare idea sulla Legge sull’educazione sessuale. Se questo sarà confermato, sarebbe una grande vittoria: non tanto e non solo, sia chiaro, della Chiesa argentina e del suo popolo, ma della ragione.

Giuliano Guzzo

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