31/10/2018

Interrogazione di Mennuni (FDI) alla Raggi: come giustifica la censura contro Pro Vita?

Chissà come, il sindaco di Roma Virginia Raggi, giustificherà ora la rimozione dei manifesti di Pro Vita e Generazione Famiglia contro l’utero in affitto? Eh sì, perché stavolta la richiesta di chiarimenti è arrivata con tanto di interrogazione scritta presentata dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni, che contesta soprattutto le motivazioni che hanno motivato il provvedimento del Campidoglio.

Perché quel manifesto, raffigurante un bambino dentro un carrello del supermercato trascinato da due uomini identificati come “genitore 1” e “genitore 2” e con la scritta “due uomini non fanno una madre” #StopUteroinAffitto, ha disturbato così tanto il primo cittadino capitolino?

Secondo quanto denunciato dal consigliere Mennuni nell’interrogazione urgente a risposta scritta, il provvedimento sarebbe stato motivato in virtù di una presunta violazione del Regolamento in materia di affissioni, che vieterebbe «esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e delle libertà individuali». Da qui la decisione di far rimuovere i manifesti e sanzionare gli autori con tanto di multa alla società responsabile delle affissioni per un importo complessivo di circa 20mila euro, ossia 400 euro per ogni manifesto affisso. Il tutto naturalmente accompagnato dall’accusa di “omofobia”.

Ma per il consigliere Mennuni le cose non starebbero affatto così, come spiega chiaramente nel testo dell’interrogazione. L’esponente di FdI evidenzia infatti come il provvedimento delll’Amministrazione comunale rischi di violare specifiche disposizioni legislative e precisamente:

  • La Legge 40 del 2004, che punisce con pene che vanno dalla reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 600.000 a 1 milione di euro, chiunque pratichi la surrogazione di maternità;
  • Con la decisione numero 24001 dell’11 novembre 2014, con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che il «divieto di surrogazione di maternità è questione di ordine pubblico»;
  • Con l’articolo 21 della Costituzione italiana secondo cui «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il loro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

Senza infine tralasciare l’aspetto fondamentale, ovvero «la palese e grave violazione della dignità della persona che nel caso della maternità surrogata si verifica sia nei confronti della madre che del bambino».

Il consigliere Mennuni chiede quindi al sindaco Raggi e all’assessore competente di conoscere «in che modo la campagna di Pro Vita e Generazione Famiglia può essere considerata lesiva del rispetto dei diritti e delle libertà individuali, nel momento in cui è tesa a stigmatizzare una pratica che il nostro ordinamento giuridico definisce contraria all’ordine pubblico e sanzionabile sul piano penale, civile ed amministrativo».

E sarà davvero interessante vedere come il sindaco Raggi riuscirà a giustificare tutte queste evidenti contraddizioni se non con il ricorso alla solita, e per certi versi scontata, propaganda pro gender.

Americo Mascarucci

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