08/05/2019

Manifesto Pro Vita e Famiglia, Cerrelli (Lega) firma: «Contro la famiglia in atto una guerra»

È stato uno dei primi candidati all’Europarlamento a firmare il Manifesto per la Vita e la Famiglia presentato dalla nostra associazione in occasione delle Europee 2019. Giancarlo Cerrelli, 55 anni, crotonese, è uno dei volti più noti nelle battaglie per i principi non negoziabili. Avvocato cassazionista ed esperto di diritto di famiglia, è stato vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Più volte è intervenuto durante la scorsa legislatura su temi inerenti le unioni civili e le adozioni, e oggi Cerrelli è candidato per la Lega alle elezioni europee del prossimo 26 maggio, nella circoscrizione dell’Italia meridionale. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, il giurista ha spiegato le ragioni della sua adesione al Manifesto e i contenuti della sua campagna elettorale.

Avvocato Cerrelli, cosa l’ha motivata a firmare il Manifesto?

«In primo luogo, il fatto di essere stato tra i primi in Italia a battersi organicamente per la vita, per la famiglia e per la libertà di educazione. Ho tenuto conferenze in tutto il Paese a difesa dei principi non negoziabili contro i quali oggi è in atto una guerra da parte di lobby che mirano a decostruire l’antropologia sulla quale la società europea ha sempre instaurato la propria convivenza. Se prima alla base c’era la legge naturale, l’antropologia attuale l’ha rimpiazzata con il principio per cui tutto ciò che è desiderio deve diventare diritto. In questa guerra, molti sono immersi in modo inconsapevole e non comprendono quale sia la posta in gioco».

Com’è nata, invece, la sua candidatura all’Europarlamento?

«Matteo Salvini ha voluto candidarmi in particolare a seguito della diffusione del Volantino di Crotone sull’8 marzo, da me redatto, che ha avuto un’eco internazionale, suscitando forti discussioni. Lo ha fatto, perché sa quanto siano importanti la famiglia, la vita dal concepimento alla morte naturale, la libertà educativa, il ruolo della donna nella società. Ho quindi accettato questa candidatura proprio per difendere questi valori attualmente minacciati: penso alla possibile legge sull’eutanasia in Italia o all’obiezione di coscienza messa in discussione. Oggi, al centro del dibattito politico, c’è soprattutto l’economia che ha sicuramente un ruolo importante, ma si trascurano spesso i principi negoziabili, motivo principale della mia candidatura e oggetto del libro La famiglia in Italia dal divorzio al gender (Sugarco, 2017), che ho scritto a quattro mani con Marco Invernizzi».

L’Europarlamento, come tutte le istituzioni europee, è un terreno particolarmente ostico per i principi non negoziabili. Quali sono, a suo avviso, i mezzi più idonei per fare spazio a una politica controcorrente?

«Sarà fondamentale, innanzitutto, diffondere una cultura diversa, facendo proposte di legge che possano essere fatte proprie dalla Commissione Europea e, poi, dall’Europarlamento. È importante essere presenti in questi luoghi decisionali, per comprendere quali sono le dinamiche in grado di offendere la vita, la famiglia e la libertà educativa. Essere tra gli scranni dell’Europarlamento significa trovarsi in un osservatorio privilegiato, ricevere notizie di prima mano, quindi, questo permette di fare “lobbying” per propiziare leggi che, invece di nuocere alla vita e alla famiglia, le favoriscano».

Quali dovrebbero essere gli obiettivi principali dei candidati che, come lei, hanno firmato il Manifesto per la Vita e la Famiglia?

«Da questo punto di vista è necessario che si attivino persone che hanno a cuore un’antropologia che tuteli la vita, la famiglia e la libertà educativa. È importante, quindi, formare una classe dirigente che non faccia politica per mero potere, per fare carriera o trovare una sistemazione. Fare il politico è una missione che deve avere come obiettivo il bene comune, cioè di dare la possibilità a tutti di crescere sia dal punto di vista umano che spirituale ed eliminare gli ostacoli che si frappongono a una società a misura d’uomo».

Che bilancio si può trarre di questi primi quattordici mesi di legislatura sul fronte dei principi non negoziabili? Quali sono, a suo avviso, i frutti più positivi?

«Sui principi eticamente sensibili, direi che è evidente ci sia una tregua. Da questo punto di vista, però, tra le due forze di governo, c’è un abisso: il M5S definisce “sfigato” chi sostiene la famiglia, mentre la Lega ha partecipato al Congresso di Verona, appoggiandone gli obiettivi. Salvini mi ha candidato perché sa quali sono il mio retroterra culturale e i miei principi di riferimento, ai quali lui stesso è vicino. È significativo il fatto che il Ministro dell’Interno abbia provveduto al ripristino sulle carte d’identità delle diciture “madre” e “padre”, in luogo delle espressioni anonime “genitore 1” e “genitore 2”. Anche l’impegno della Lega contro l’utero in affitto e la depenalizzazione delle droghe e a favore della libertà educativa sono aspetti positivi, per cui vale la pena continuare a lottare».

Luca Marcolivio

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