01/02/2014

Utero in affitto: coppia di sessantenni terrà i figli

Era approdato in Tribunale come il primo caso di “utero in affitto” affrontato dalla magistratura varesina. Ma dietro la casistica, c’erano quattro persone: una coppia di sessantenni residenti in provincia e due gemellini, nati in Ucraina tre anni fa. Per i genitori la mattina di mercoledì 29 gennaio è arrivata la condanna a un anno e sei mesi, con pena sospesa, ma i bambini potranno restare con loro.

In aula il pubblico ministero Sara Arduini ha chiesto il proscioglimento, poi rigettato dal gup Stefano Sala che ha però derubricato il reato da alterazione di stato civile a una più mite falsa attestazione a pubblico ufficiale.

Secondo le prime indagini svolte dal sostituto procuratore Massimo Baraldo, i due non sono figli dell’uomo e della donna, come dichiarato, ma dell’uomo e di una “mamma surrogata” ucraina.

La pratica, vietata in Italia anche quando l’ovulo di un’altra donna viene impiantato nell’utero di chi vuole diventare madre, in Ucraina è legale. E non rappresenta una violazione della nostra legge il fatto che una coppia porti in Italia un figlio avuto in questo modo.

La Procura della Repubblica di Varese contestava infatti agli imputati del processo non il cosiddetto utero in affitto, bensì la bugia sull’identità della madre dei neonati.

In base all’iniziale ipotesi accusatoria, nel 2011 i due sarebbero andati in Ucraina, a Kiev, e lì avrebbero avuto i bambini grazie alla fecondazione eterologa, impiantando ovuli di una donatrice fecondati dall’uomo nell’utero di un’altra donna. Al rientro a casa avrebbero poi dichiarato all’ambasciata italiana che i bambini erano figli loro. In quel momento avrebbero quindi commesso il reato di “alterazione di stato”, che è stato però derubricato in falsa attestazione a pubblico ufficiale. Le autorità italiane a Kiev si erano insospettite, vista l’età della presunta madre e sull’onda del fiorente “turismo procreativo” dilagante in Ucraina, e avevanochiesto accertamenti. In seguito la Procura aveva appurato, interrogando il medico di famiglia, che la donna non era mai stata incinta, e poi, sulla base dell’esame del Dna, che i gemellini sono figli del padre e di un’altra donna.

Redazione de La Prealpina

 

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