09/08/2018

Bambini trans: al Mondo Nuovo non servono nuove leggi

L’ultima risposta del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) all’Aifa, l’ente di farmacovigilanza italiano, è particolarmente rappresentativa di quel “Mondo Nuovo” che è già qui, e costituisce un “salto di qualità” nella rivoluzione antropologica che sta segnando così pesantemente i nostri tempi (a scapito dei bambini, ndR).

Siamo ormai assuefatti alla manipolazione degli esseri umani (e dei bambini)?

Colpisce il tasso di alterazione dell’umano che il CNB ha accettato, approvando questo parere, con due astensioni e un voto contrario, quello della sottoscritta; d’altra parte l’opinione pubblica, quella dei giornaloni e del mainstream, non sembra neppure essersi accorta del via libera del Comitato, a conferma di quanto ormai la nostra società si sia assuefatta a ogni tipo di intervento manipolatorio sugli esseri umani, perdendo anche la percezione dell’enormità di quel che sta succedendo.

Abbiamo fatto nostro il “protocollo olandese”...

Stiamo parlando di quello che viene chiamato, nella letteratura specializzata, “protocollo olandese”, nel caso di minori con disforia di genere (DG), cioè di minori per i quali il genere “percepito” non corrisponde a quello di nascita. Dalla fine degli anni novanta, in Olanda, una clinica appositamente dedicata ha proposto per questi casi, sostanzialmente, un anticipo del percorso di cambiamento di sesso chirurgico, partendo dall’idea che se una persona, anche minorenne, permane nel tempo nella sua DG, è bene che passi all’altro genere il prima possibile, per evitare le sofferenze che accompagnano la DG, ora non più definita una patologia ma una “condizione”.
E poiché per l’intervento chirurgico di demolizione/ricostruzione dell’apparato genitale e dei caratteri sessuali secondari bisogna aspettare la maggiore età, la proposta olandese è che, nel frattempo, l’adolescente inizi un percorso farmacologico, in due fasi: nella prima, dai dodici ai sedici anni circa, si blocca lo sviluppo con la triptorelina (TRP), mentre nella seconda, a 16 anni, si inizia con gli ormoni per cambiare genere.

... nonostante non ci siano sperimentazioni vere e proprie della triptorelina per quest’uso

Riguardo questo uso particolare della TRP la letteratura scientifica è carente: non ci sono sperimentazioni vere e proprie, né sulla reversibilità né sugli effetti a lungo termine, e quindi non si conoscono le conseguenze del protocollo.
La TRP è infatti stata sperimentata, autorizzata e usata per curare alcune forme di tumori e per bloccare la pubertà “patologica”, cioè precoce, quando avviene nei bambini di 6,7 anni, per esempio, mentre “non sono ad oggi in corso sperimentazioni cliniche per l’indicazione proposta”, cioè per bloccare la pubertà “fisiologica” in casi di DG: a scriverlo sono le stesse società scientifiche italiane che ne hanno richiesto ad Aifa il rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale. (Va ricordato che la TRP già si usa a questo scopo, nella modalità off label, ma va pagata. A seguito della richiesta di alcune società scientifiche, la commissione competente di Aifa ha già dato il via libera al rimborso, ma l’iter si è fermato perché il direttore di Aifa ha ritenuto opportuno interrogare a riguardo anche il CNB, prima di procedere).

Si “allontana” sempre di più il corpo dalla psiche: la disforia si aggrava!

Oltre alla mancanza di dati riguardo gli effetti a medio-lungo termine, c’è poi il problema dello sviluppo che si blocca fisicamente – il corpo resta bambino per diversi anni, fino a quattro – mentre psicologicamente e cognitivamente la crescita continua, con tutto quello che può significare un disallineamento di questo tipo. Si induce cioè volontariamente, in modo farmacologico, una scissione fra sviluppo corporeo e mentale, quasi che corpo e mente fossero moduli distinti ma componibili di una persona – si blocca la crescita ma riprenderà appena si sospende la TRP, dicono i sostenitori del metodo – come se spegnere per anni gli ormoni nativi non avesse alcun effetto sulle emozioni e sulle relazioni di una persona, sulla percezione di sé e del proprio posto nel mondo, per di più in un periodo della propria vita come quello dell’adolescenza.

Ma come si può “esplorare” la propria “identità di genere” se si cancellano i caratteri sessuali ?

Ma soprattutto ci si chiede come sia possibile “esplorare” la propria identità, le proprie percezioni personali sull’essere maschio o femmina, in una esperienza di “neutralità” di genere, cioè se, bloccando la pubertà, si cancellano proprio i caratteri sessuali che quel genere esprimono. Senza seno né ciclo mestruale, per le ragazzine, senza peluria né abbassamento di voce, e con i genitali che diminuiscono di volume anziché aumentare, per i ragazzini: come si può capire meglio qualcosa di sé, e addirittura “scegliere” chi essere, di fronte a una pagina bianca, che resta tale per anni?

Può dare un vero “consenso informato” in tali condizioni, un ragazzino di 12 anni?

Parlare di consenso informato, poi, in queste condizioni, rischia di essere un puro esercizio retorico: a dodici anni non si può prescindere dal consenso del/la ragazzino/a, che, già sofferente di suo per le circostanze che si trova a vivere, dovrebbe capire tutte le implicazioni del protocollo olandese, compreso il fatto che non ne conoscerebbe le conseguenze a lungo termine sullo sviluppo delle ossa ma anche sulla propria capacità procreativa, anche se dovesse desistere (cioè sospendere il trattamento) e restare nel suo genere di nascita. Se invece a sedici anni deciderà di continuare nel cambio di genere – come avviene alla quasi totalità di coloro che iniziano il protocollo olandese – allora dovrà capire che sarà sicuramente sterile per sempre, a meno di essere nelle condizioni fisiche per produrre e poi congelare i propri gameti, ed avere forse (se la procreazione assistita avrà un esito positivo) bambini geneticamente legati a sé, ma essendo “genitore” in modo diverso dagli altri: madre biologica (solo genetica o anche gestazionale, a seconda della scelta di tenere o no l’utero) e padre sociale, se da femmina transiterà a maschio, o, viceversa, padre biologico e madre sociale se da maschio transiterà a femmina.
Come si può credere che una persona di dodici anni (o anche di sedici) abbia consapevolezza di tutto questo? Parlare di consenso informato appare piuttosto astratto, in questi termini.

Il protocollo olandese serve ad alleviare le sofferenze dei minori con disforia? Gli esperti auditi dal Cnb non l’hanno mica chiarito...

Queste e altre obiezioni sono trattate nella postilla di dissenso con cui ho motivato il mio voto negativo al parere del CNB, che ha invece stabilito essere eticamente lecito bloccare la pubertà di un adolescente con disforia di genere (DG), purché si osservino alcuni criteri ispirati alla prudenza, il principale dei quali è che la prescrizione della TRP sia fatta solo una équipe medica multidisciplinare che, caso per caso, verifichi la diagnosi di DG e informi accuratamente il minore e la sua famiglia sul percorso che potrebbe intraprendere.
Per la decisione del CNB è stata determinante l’idea che solo così si potessero alleviare le sofferenze dei minori che, in stato di DG, soffrono spesso anche di depressione, ansia, e mostrano atteggiamenti autolesionistici e suicidari. Un’idea avallata dagli esperti auditi dal CNB stesso, i quali però non solo non hanno risposto alle obiezioni di cui sopra, ma non hanno dato alcuna evidenza che il protocollo olandese fosse il trattamento elettivo, per eliminare quegli atteggiamenti autolesionistici e suicidari. Anche perché, se veramente il protocollo olandese è così efficace, perché non somministrarlo subito a tutti coloro che hanno una diagnosi DG? D’altra parte, nell’unico studio presente in letteratura, sviluppato nella clinica olandese, su 196 minori con DG, diagnosticati in otto anni, a ben 111 è stato prescritto il trattamento: non proprio eventi eccezionali, insomma.

I pareri del CNB non sono vincolanti, ma pesano molto, specie quando si tratta di risposte a quesiti specifici posti da istituzioni come Aifa, che adesso dovrà stabilire se seguire o meno le indicazioni suggerite dal Comitato per la diffusione del farmaco blocca-pubertà in presenza di DG.

Ma il “Mondo Nuovo” della TRP non è “solo” un problema legato all’anticipo della transizione da un genere all’altro, né una delle tante questioni spinose che portano con sé le battaglie per i cosiddetti “nuovi diritti” del mondo LGBT. La vera novità del protocollo olandese è l’enorme manipolazione dell’umano su cui è costruito, e colpisce l’indifferenza nei confronti di tale enormità, probabilmente perché non percepita pienamente nel suo significato e nelle sue conseguenze.

La manipolazione dell’umano (e dei bambini) è la logica conseguenza  della cancellazione della differenza sessuale...

Va detto che una volta cancellata la differenza sessuale con l’introduzione del matrimonio gay, esplicitamente o nelle forme simil-matrimoniali delle unioni civili come quella della legge Cirinnà, tutto il resto è conseguenza, a partire dalla filiazione di singoli e di coppie omosessuali, sia per l’accesso alla fecondazione assistita che all’adozione, ma anche per le diverse modalità di interpretare e vivere le possibili identità di genere connesse ai propri orientamenti sessuali, quell’arcobaleno di identità possibili sempre più fluido e impalpabile. Non servono altre leggi, una volta allargati i diritti matrimoniali ai conviventi omosessuali: tutto il resto arriva di conseguenza, attraverso provvedimenti amministrativi come ad esempio il via libera alla TRP, o la formulazione di certificati di nascita di bambini come se fossero nati da due uomini o da due donne, tanto per citare gli ultimi fatti di casa nostra.

Devono quindi cambiare le strategie del mondo cosiddetto pro-life e antigender: nel parlamento non passerà più niente perché non servono più altre leggi, per consolidare il “Mondo Nuovo”. La rivoluzione antropologica ha lasciato ormai il percorso principale per diffondersi ed attuarsi nei tanti rivoli della vita quotidiana.

Sta a noi capirli e intercettarli, per cercare di salvaguardare quell’umano di cui si stenta, ormai, a individuare la sagoma.

Assuntina Morresi

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