02/06/2014

Dott. Falcon (UCFI): “Norlevo, la vita è una cosa seria.”

Dopo l’udienza del 28 maggio, il TAR del Lazio ha preso una decisione in merito al ricorso presentato da varie associazioni pro life contro la modifica del foglietto illustrativo della pillola del giorno dopo a base di Levonorgestrel, che ha portato alla sostituzione della frase “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto dell’ovulo fecondato” con: “il farmaco agisce bloccando il rilascio dell’ovulo dalle sue ovaie. Non può impedire l’impianto nell’utero di un ovulo fecondato”. È stata rigettata l’istanza cautelare con la quale si era cercato di ripristinare la precedente dicitura, adducendo come motivazione che “recenti studi hanno dimostrato che il farmaco Norlevo non è causa di interruzione di gravidanza”.

Bisogna sempre avere rispetto per la decisione di un giudice, ma in questo caso la sentenza non entra nel merito del ricorso presentato. Anche studi ben più vecchi hanno dimostrato che il Levonorgestrel non influisce negativamente nello sviluppo embrionale o fetale, cioè dopo l’impianto dell’embrione nell’utero materno, momento che per il giudice rappresenta l’inizio della gravidanza. L’affermazione fatta è assolutamente vera, ma nessuno si era rivolto ad un tribunale per dirimere tale questione, ma semplicemente perché venisse ribadito il concetto che il farmaco possiede meccanismi d’azione diversi, che concorrono all’efficacia del farmaco stesso e che contemplano anche l’inibizione dell’annidamento dell’ovulo fecondato in utero. Decine sono gli studi, anche molto recenti, che non escludono tale meccanismo e sono stati tutti portati all’attenzione del collegio giudicante. A ben vedere non sono stati cercati cavilli giuridici per rendere inammissibile il ricorso, segno che le basi su cui si fondava erano solide ed adeguatamente sviluppata la costruzione del procedimento: ogni punto è stato studiato con precisione e gli avvocati difensori non sono riusciti a scardinarli. Si è voluto solo spostare l’attenzione su terreni più sicuri, per non cadere in contraddizioni o nelle “sabbie mobili” dell’interpretazione dei dati clinici. Comprendo che sia arduo per una persona che deve dare un giudizio su un argomento di cui non ha una buona conoscenza, centrare il nocciolo della questione in breve tempo. Mi è difficile comunque pensare che la sentenza sia frutto dell’accoglimento di una specifica posizione portata dal collegio difensivo: è stato concesso infatti lo slittamento di un mese dell’udienza per permettere all’Avvocatura dello Stato di presentare  qualcosa di concreto, ma i risultati dimostrano che non avevano nulla di importante in mano, soprattutto non esistono studi che escludano l’effetto del farmaco sull’impianto dell’ovulo fecondato.

Quali sono le prospettive dopo questa sentenza?

Oggi abbiamo un foglietto illustrativo che riporta come unico meccanismo d’azione quello di bloccare il rilascio dell’ovulo dall’ovaio. Nel riassunto delle caratteristiche del prodotto si trova scritto invece che “il meccanismo d’azione principale consiste nel bloccare e/o ritardare l’ovulazione”, lasciando intendere che vi siano altri meccanismi che concorrono all’efficacia del farmaco. Quali sono questi meccanismi? Perché non sono stati riportati? Perché è presente una palese contraddizione tra foglietto illustrativo e riassunto delle caratteristiche? La donna ha il diritto di ricevere un’adeguata e completa informazione per prendere una decisione consapevole. Ma questo interessa a qualcuno? Medici e farmacisti si dovranno adeguare alle “novità scientifiche” e diffondere l’uso di questo splendido farmaco che non cura alcuna malattia (o forse sì, se una gravidanza si può considerare una patologia). La libertà di coscienza non potrà più essere addotta come scusa per evitare la prescrizione o la dispensazione, perché non vi è presenza di possibili effetti anti-annidatori nei “testi sacri”. Di fronte alla “verità” non saranno più tollerati atteggiamenti “pseudo religiosi” tanto cari alle associazioni cattoliche.

Non scherziamo. La vita umana è una cosa seria. È difficile considerare diversamente importante la vita di un embrione umano, di un bambino, di un adulto o di un anziano. Credo sia almeno necessario garantire il rispetto per ciascuno ed uno Stato con le sue leggi deve poterlo fare. Ci possono essere posizioni diverse o diverse interpretazioni, ma in assenza di prove inconfutabili bisogna sempre riconoscere il diritto al dubbio, a quel principio di precauzione che in ambito medico viene spesso richiamato. Non si può giocare con la vita degli altri, anche se questi sono piccoli ed invisibili ai nostri occhi. Forse saremo in pochi, ma abbiamo un grande interesse da difendere, molto più grande di quello delle multinazionali del farmaco o delle lobby che cercano di influenzare le politiche degli Stati: il diritto alla vita.

Dr. Giorgio Falcon

farmacista UCFI

 

Blu Dental

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