10/03/2014

Esistono nuove pillole postcoitali non abortive?

Dopo la modifica del foglietto illustrativo della pillola del giorno dopo è importante riflettere sullo studio del dott. Rudolf Ehmann riguardo le false informazioni fornite alle pazienti

Non esiste alcuna “pillola del giorno dopo” che inibisca solo l’ovulazione

La pillola del giorno dopo impedisce che si sviluppi una nuova vita o distrugge un embrione già fecondato? Secondo alcuni scienziati, una nuova pillola postcoitale basata su ulipristal acetato (AUP) inibisce solo l’ovulazione, per cui verrebbero meno le riserve etiche.

È vero che teoricamente ci sarebbe un periodo di tre giorni in cui questa pillola potrebbe essere dispensata senza il rischio che impedisca l’annidamento di un embrione già fecondato, ma nella pratica non è possibile escludere questo effetto abortivo, come spiega in uno studio dettagliato l’esperto in bioetica in medicina riproduttiva Rudolf Ehmann.

L’Associazione Federale di Ginecologi BVF e la Società Tedesca di Endocrinologia Ginecologica e Medicina Riproduttiva DGGEF sostengono che la pillola del giorno dopo ellaONE, in commercio dal 2009, sia un anticoncezionale non abortivo perché impedisce solo l’ovulazione e non l’annidamento.

Sulla base di quanto gli hanno riferito queste entità, il cardinale Joachim Meisner ha autorizzato all’inizio del 2013 che gli ospedali cattolici della sua diocesi, Colonia (Germania), dispensassero questa pillola in caso di stupro.

Ora lo studio di Ehmann dimostra che non esiste alcuna pillola del giorno dopo che inibisca solo l’ovulazione, ma che tutte – anche la ellaONE – hanno anche l’effetto di impedire l’annidamento dell’embrione nel caso in cui sia avvenuta la fecondazione.

Il principio attivo di ellaONE è l’ulipristal acetato (AUP), che nell’anticoncezionale di emergenza sta sostituendo il levonorgestrel (LNG), una sostanza dalla fama piuttosto negativa su cui si basano le precedenti pillole del giorno dopo (Postinor, Norlevo, PiDaNa, Vikela,…).

L’AUP viene presentato come un inibitore dell’ovulazione che può essere assunto in uno spazio di tempo fino a tre giorni senza rischio di un’inibizione dell’annidamento.

Il nuovo studio indica tuttavia che oltre a inibire l’ovulazione inibisce anche l’annidamento (vale a dire distrugge la vita) e può provocare danni all’embrione.

“Come modulatore selettivo dei recettori di progesterone, annulla l’effetto di questo ormone negli organi genitali interni della donna, modificando la funzione tubulare e l’endometrio in modo tale che un annidamento dell’embrione risulta impossibile”, spiega lo studio.

“Oltre alle prove documentate, abbiamo scoperto affermazioni contraddittorie di quanti sostengono che l’AUP inibisce solo l’ovulazione, contraddizioni che a loro volta confermano l’effetto inibitore dell’annidamento – si denuncia –. Esistono poi dichiarazioni inequivocabili delle imprese Watson e HRA, distributrici di ellaOne, riguardo al suo effetto inibitore dell’annidamento”.

Tre giorni senza riserve etiche?

Quanto al periodo in cui la pillola potrebbe essere assunta senza rischio di inibire l’annidamento e quindi di provocare la morte dell’embrione, la ricerca afferma che “nella pratica questi tre giorni non possono essere delimitati con sufficiente sicurezza”.

Per determinare dei giorni possibili del ciclo in cui questa pillola possa inibire solo l’ovulazione bisognerebbe analizzare con attenzione il ciclo stesso, come minimo la mucosa per delimitare la fase fertile. Potrebbero poi aiutare la realizzazione di un ultrasuono vaginale per stabilire la dimensione follicolare o di un possibile corpo luteo e dello spessore endometriale, e una prova rapida di progesterone nell’urina. Tutto questo, però, non è realistico, men che meno dopo una violenza.

“Come può sapere un medico di pronto soccorso in queste circostanze qual è il periodo di tempo corretto e giustificabile? – si chiede Ehmann -. Per essere sicuro, dispenserà l’AUP visto che, secondo Brache e altri, nel caso di una dimensione follicolare superiore a 18 l’espulsione del follicolo si ritarderebbe o non si verificherebbe con una probabilità del 60%”.

E aggiunge: “È possibile che nella pratica questa percentuale relativamente alta spinga il medico a prescrivere l’AUP senza prestare la dovuta attenzione all’inibizione dell’annidamento nel 40% dei casi di ovulazioni ‘di fuga’”.

Diffusione della pillola del giorno dopo

Lo studio apporta anche dati interessanti sulla frequenza annuale dell’assunzione di pillole postcoitali, tra cui la cifra di 12 milioni di pillole del giorno dopo nel mondo nel 2012.

Le indicazioni delle associazioni tedesche che hanno fornito informazioni alla Chiesa in Germania si basavano su uno studio realizzato da Kirstina Gemzell (e altri), che presiede da quattro anni la Federazione Internazionale dei Professionisti dell’Aborto e della Contraccezione FIAPAC.

Per il responsabile del nuovo studio, “evidentemente, Rabe e gli altri conoscevano l’effetto inibitore dell’annidamento dell’AUP quando hanno pubblicato l’informazione per cui che questo farmaco inibiva solo l’ovulazione. In questo contesto, quindi, la tesi si deve interpretare come un inganno intenzionale nei confronti del cardinale Meisner e della Conferenza Episcopale Tedesca”.

A suo avviso, “questo è tanto più grave perché queste tergiversazioni semantiche non si riferiscono a oggetti inanimati, ma all’esistenza o meno di una vita umana non nata”.

“È difficile comprendere che si formulino affermazioni indifferenziate al riguardo che contraddicono tutte le conoscenze scientifiche”, ha affermato. “Ad ogni modo, la comprensione è più facile se si tiene conto dell’interesse di alcune lobbies ideologiche e dei produttori, che consiste nell’eludere qualsiasi dibattito etico e nel vendere quante più pillole del giorno dopo possibile”.

“Fino ad oggi non esiste alcuna ‘pillola del giorno dopo’ che inibisca solo l’ovulazione – conclude lo studio –. Purtroppo, il cardinale Meisner e i vescovi tedeschi sono stati informati in modo non corretto a questo proposito”.

Cos’è l’ulipristal acetato (AUP)?

Secondo lo studio, l’AUP è un modulatore selettivo dei recettori di progesterone, ovvero antiprogestina, successore del mifepristone (RU 486).

Per l’esperto, il semplice fatto di un’efficacia per un periodo di tempo fino a 120 ore dopo il coito è una prova del fatto che non inibisce solo l’ovulazione. Anche il maggior grado di sicurezza è un indizio del suo effetto inibitore dell’annidamento, visto che con l’AUP il tasso di gravidanze è crollato dal 5,5% all’1,8% (con l’LNG si è ridotto dal 5,4% al 2,6%).

Il libro Klinische Endokrinologie für Frauenärzte (Endocrinologia per ginecologi), pubblicato nel 2009 da Freimut A. Leidenberger, T. Strowitzki e O. Ortmann, indica che l’“ulipristal è un modulatore selettivo di recettori di progesterone (MSRP): impedisce il collegamento dell’ormone sessuale progesterone del corpo annullandone così l’effetto. Si impedisce o si ritarda l’ovulazione. Si elimina la formazione delle proteine necessarie per l’inizio e il mantenimento di una gravidanza”.

Per Brache e gli altri, assumendo l’AUP l’ovulazione viene ritardata o inibita anche durante l’aumento del livello di HL, ma solo nel 79% dei casi; nel restante 21%, quindi, si producono ovulazioni “di fuga”, in cui ci può essere un effetto inibitore dell’annidamento.

Come spiega il nuovo studio, “la soppressione dell’effetto del progesterone da parte dell’AUP toglie la base di vita all’embrione, visto che senza il progesterone o il suo effetto non c’è alcun annidamento e non si può portare avanti la gravidanza”.

Perfino l’azienda HRA-Pharma, produttrice delle pillole PiDaNa, basate sull’LNG, e di ellaOne, che contiene AUP, segnala come informazione di fondo sull’ulipristal acetato che “il progesterone svolge un ruolo decisivo nella procreazione di molte specie. Interviene sul controllo dell’ovulazione, sull’annidamento e sul mantenimento della gravidanza”.

Il meccanismo d’azione dell’AUP in relazione all’inibizione dell’ovulazione e dell’annidamento interesse le ovaie, le tube e l’endometrio:

1) Ovaie: inibizione o ritardo dell’ovulazione: effetto agonista sui recettori del progesterone. Per via della retroalimentazione negativa, si riduce la secrezione e si evita il picco di HL (asse ipotalamo-ipofisi). È possibile che si inibisca l’ovulazione per l’effetto diretto sulle ovaie.

2) Tube: blocco dei recettori del progesterone nella tuba, che porta a una deregolamentazione della motilità della tuba e della funzione di secrezione (desincronizzazione di questi processi), che ha come conseguenza un trasporto eccessivamente rapido dell’embrione e un cambiamento nella composizione della secrezione della tuba.

3) Endometrio non preparato all’annidamento, perché il blocco dei recettori PR ritarda o impedisce la sincronizzazione endometriale (mancanza di concordanza in fasi): si impedisce la maturazione, ovvero la trasformazione secretrice dell’endometrio.

Dall’altro lato, la sicurezza e l’efficacia di questa nuova sostanza attiva nel caso di minorenni non sono state ancora dimostrate, ma questo non viene menzionato ed ellaOne viene prescritta anche a ragazze e bambine. Lo studio ricorda infine che la contraccezione postcoitale non ha ridotto il numero di aborti.

di Patricia Navas

QUI una traduzione dello studio del Dott. Rudolf Ehmann sui dei meccanismi d’azione delle pillole post coitali.

Festini

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