05/12/2013

La promiscuità sessuale favorisce il cancro della cervice uterina

Il Dr. José María Simón Castellvì, membro del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute e Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC), ha assicurato che non vi è alcun dubbio circa il rapporto tra la promiscuità e il cancro.

Nelle dichiarazioni alla stampa peruviana, il dottor Castellvì ha osservato che “non vi è dubbio della relazione tra promiscuità e cancro” e ha segnalato come esempio “il virus del papilloma, che si trasmette sessualmente, come principale causa del cancro uterino”.
I Centri per il Controllo delle Malattie negli Stati Uniti (CDC, per le sue iniziali in inglese), indicano che il virus del papilloma umano “si trasmette per contatto genitale”, quindi il modo migliore per ridurre la probabilità di contrarlo è quello di rimanere “in una relazione con lo stesso partner, limitare il numero di partner sessuali o scegliere una persona che non ha avuto partner sessuali o che ne abbia avuto pochissimi”.
Il presidente della FIAMC ha indicato inoltre che “c’è anche una relazione tra promiscuità e infertilità: le tube di Falloppio sono scarsamente permeabili in persone che hanno avuto la gonorrea”.
Simon Castellvì ha anche osservato che esiste una relazione importante tra l’uso di contraccettivi orali e cancro.
Già in un comunicato diffuso nel settembre 2005, l’allora presidente della FIAMC, ed oggi deputato italiano Gian Luigi Gigli avvertì, in base ad un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che “i contraccettivi orali di estrogeno e progestinico sono stati classificati nel Gruppo 1 degli agenti cancerogeni. Questa categoria viene utilizzata quando vi è sufficiente evidenza di cancerogenicità negli esseri umani.”
In un contesto nel quale più di 100 milioni di donne che usavano contraccettivi orali combinati, avvisò il dottor Gigli “per queste donne, il messaggio è che l’uso di contraccettivi orali aumenta il rischio di cancro al seno, alla cervice uterina e al fegato“.
Per Gigli, i risultati dello studio della OMS getta “nuove luci sul valore profetico delle encicliche Humanae Vitae di Paolo VI ed Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, e incoraggia i medici a diffondere i metodi di regolazione naturale della famiglia anche nelle società occidentali prospere”.

Traduzione a cura di Mauro Pierotti

Clicca qui per leggere l’articolo pubblicato da Aciprensa in lingua spagnola

Fonte: Aciprensa

Festini

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