18/06/2016

Sesso che sei... collaborazione che hai!

Uomini e donne sono diversi, completamente diversi: il sesso di appartenenza, infatti, determina le persone in ogni parte del loro essere.

Questa affermazione risulta abbastanza scontata – nella sua banale evidenza, riconosciuta anche dai bambini – per quanto riguarda l’aspetto fisico.

Oltre all’apparenza esteriore, tuttavia, sono molte altre le differenze tra il sesso maschile e il sesso femminile. Recentemente ne elencavamo le sei principali: l’emotività femminile contro la razionalità maschile, volta al conseguimento degli obiettivi; la modalità con cui le donne arrivano alla meta, aspetto più importante del risultato stesso, cui invece guardano gli uomini; l’apprensione tipica delle donne, sempre connesse, e la capacità degli uomini di “rimuovere” determinati pensieri; il multitasking femminile, contro la selettività maschile; la modalità diversa di affrontare i problemi, l’una parlando e l’altro rimanendo in silenzio; infine, la diversa concezione di “tempo libero”, che spesso non viene contemplato dalle donne, incapaci di delegare.

Tutto questo per ribadire e dimostrare che abbiamo un cervello sessuato – differente per struttura anatomica e per funzionamento, ossia che il sesso cui apparteniamo influenza (anche) il nostro modo di vedere e pensare il mondo. Ed è proprio in relazione a questo che il neuroscienziato Massimo Gandolfini si è spinto ad affermare che «tutto il corpo è rimodellabile, ma non il cervello».

Ebbene, a inizio giugno una ricerca scientifica pubblicata su Scientific Reports ha ri-confermato la diversità del cervello in relazione al sesso, in particolare andando ad analizzare il cervello di persone impegnate in un’attività che prevedeva collaborazione. Una ricerca di per sé non nuova nel tema, ma innovativa nella metodologia utilizzata: questa volta non è infatti stata utilizzata l’imaging a risonanza magnetica, bensì la «spettroscopia nel vicino infrarosso, una tecnica – leggiamo su Galileonet – che permette di registrare l’attività del cervello durante un’interazione».

Naturalmente sono diversi i fattori (legati alla personalità, all’educazione, alla situazione in cui ci si trova, etc.) che entrano in gioco nel momento in cui si collabora, ma i ricercatori hanno appurato che una delle variabili principali pare essere proprio il sesso.

Le persone prese in esame sono state 222, che sono state  suddivise in coppie dello stesso sesso o di sesso diverso. «Ogni coppia, a cui veniva impedito di avere rapporti prima dell’esperimento, si è seduta ad un tavolo, fronteggiandosi, ma ognuno con davanti un computer. Sul monitor inizialmente c’era un cerchio grigio, che poi cambiava velocemente colore e i partecipanti dovevano cliccare appena questo succedeva, cercando di raggiungere la massima sincronizzazione. Ad ogni tentativo i partecipanti ricevevano informazioni su chi aveva schiacciato prima e in quali tempi, veniva permesso loro inoltre di guardarsi ma non di parlare. Ogni coppia ha ripetuto il gioco per 40 volte».

I risultati hanno consentito così di mettere in luce che le attività cerebrali sono molto diverse tra i due sessi. 

Tra le coppie dello stesso sesso, i maschi hanno ottenuto i risultati migliori. Risultati che – a sorpresa – sono tuttavia pressoché equivalenti rispetto alle coppie miste, dove la sincronizzazione di per sé sarebbe minore. Questo ha portato i ricercatori a concludere che, in questo esperimento, le coppie con almeno un maschio erano le favorite.

I motivi alla base di queste evidenze non sono noti e in futuro sarà di certo necessario effettuare ricerche su un numero maggiore di aree del cervello e in relazione ad attività più vicine al quotidiano.

Per intanto, comunque, la scienza segna un nuovo punto a conferma del fatto che abbiamo un cervello sessuato, oltre ad aprire interessanti prospettive nell’accompagnamento di persone con difficoltà di socializzazione.

Fonte: Stanford Medicine

Redazione


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