04/03/2017

LGBT: la Provincia di Trento aderisce alla Rete Re.a.dy

Il Trentino compie un passo ulteriore a favore della lobby LGBT.

La Provincia ha infatti aderito ufficialmente alla Rete Re.a.dy, ovvero la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

La decisione è stata presa ieri dalla Giunta provinciale, approvando la proposta dell’assessore Sara Ferrari.

Sappiamo bene (e in realtà lo sanno bene anche in Trentino) che in realtà l’attività della Rete Re.a.dy è pura propaganda dei dogmi LGBT, di concerto con altri enti come ad esempio l’UNAR.

L’adesione della Provincia è avvenuta sottoscrivendo una Carta d’Intenti con la quale ci si adopera per «individuare, mettere a confronto e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender realizzate dalle Pubbliche amministrazioni a livello locale». Oltre a ciò, il Trentino dovrà «contribuire alla diffusione di buone prassi su tutto il territorio nazionale mettendo in rete le Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dei diritti delle persone lgbt; supportare le Pubbliche Amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone lgbt».

La Rete infatti propone alle amministrazioni che vi aderiscono di mettere in atto «azioni volte a promuovere l’identità, la dignità e i diritti delle persone lgbt e a riconoscere le loro scelte individuali e affettive, nei diversi ambiti della vita familiare, sociale, culturale, lavorativa e della salute». Oltre a ciò, tra le sue finalità c’è quella di suggerire «azioni conoscitive sul territorio per individuare i bisogni della popolazione lgbt e orientare le politiche, attingendo anche dalle esperienze degli attori locali, iniziative culturali finalizzate a favorire l’incontro e il confronto fra le differenze, azioni di informazione e sensibilizzazione pubblica rivolta a tutta la popolazione».

Insomma, dietro le solite parole d’ordine c’è un disegni ben preciso: promuovere il totalitarismo arcobaleno.

Ancora non si capisce infatti di quali diritti non godano le persone LGBT. Ma soprattutto non è chiaro per quale motivo bisognerebbe fare distinzioni tra omosessuali ed eterosessuali: non siamo tutti quanti delle persone umane, con una dignità intrinseca a prescindere dai gusti di ognuno? Perché questa smania di distinguere e separare gli LGBT? Si vuole forse creare un gruppo umano di serie A, lasciando il resto nella serie B o C?

Ovviamente, chiunque osi opporsi a certe idee e certe visioni della vita e si azzardi persino a pensarla diversamente, ad esempio in materia di famiglia e matrimonio, sarà prontamente considerato un pericoloso e violento omofobo.

Eppure è evidente che la lobby LGBT fa soltanto i propri interessi e non certo quelli delle persone omosessuali. Se davvero queste le stessero a cuore, i primi provvedimenti da prendere sarebbero aiutare chi soffre per queste tendenze a recuperare la propria identità o comunque far loro capire che è dannoso abbandonarsi al vizio e alla perversione in quei locali che ormai tutti hanno avuto modo di conoscere. I veri omofobi infatti sono quanti tengono nascosti i pericoli per la salute psicofisica di chi conduce un certo stile di vita.

Redazione

Fonte: Il Dolomiti


 


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